“Il testo della canzone non rispecchia in maniera precisa e puntuale la mia situazione, ma vi ritrovo le emozioni mie e di mia sorella, a cui ho scritto la lettera che chiedo al prof di leggere. Non so se mai gliela consegnerò; adesso sicuramente no perché è troppo piccola”. Questa la gemma di V. (classe terza), di cui riporto solo la canzone. Mentre riprendo in mano le parole di V. le casse del mio impianto stereo diffondono le note di una canzone poco nota di una cantante italiana scomparsa da un po’ di anni e molto sottovalutata. Si tratta di “Il vento folle” di Giuni Russo e il mio pensiero va all’amore di una sorella maggiore verso quella minore: “Ho piantato un giardino di pensieri e sentimenti in piena terra agitati dal vento, dal vento di un desiderio che non vuole, non vuole darsi per vinto. E poi vederti passare nel rumore del mare su tappeti di schiuma nelle spiagge sognate, poterti parlare mi commuove. Il vento folle porta un atomo d’amore dentro il cuore. Un respiro come un’onda del mare e la pienezza dell’amore che mi assale ed io foglia nel vento, quel vento di un desiderio che non vuole, non vuole darsi per vinto. E poi ti vengo a cercare nel rumore del mare su tappeti di schiuma nelle spiagge sognate, poterti abbracciare mi commuove. Il vento folle porta un atomo d’amore dentro il cuore”.
“Ieri era la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia; avevo già deciso da tempo che questa doveva essere la mia gemma e devo dire che è capitata nel momento giusto. Devo dire, per i tanti che ancora non lo sanno, che io sono lesbica. Per me è stato difficile accettarlo e dirlo agli amici. La mia famiglia lo sa, se n’è accorta da un po’. Penso non ci sia niente da nascondere e penso che tutti abbiano diritto ad essere felici, anche se in troppi ci dicono che dobbiamo nasconderci; mi piacerebbe farlo capire a costoro. Ecco, il mio vuole essere un messaggio positivo.” Questa è stata la gemma di V. (classe quinta) presentata con le lacrime agli occhi. Faccio parte di quelli che lo sapevano, V. ed io ci seguiamo a vicenda su twitter. Basta leggere i suoi tweet per saperlo. Non è stata dunque una sorpresa. Quello che mi han fatto male per tutta la mattina sono state le sue lacrime e le sue parole “mi piacerebbe farlo capire”. E nelle orecchie le parole di una canzone di Fabrizio De André che adoro, malinconica soprattutto nella versione di Cecilia Chailly col suono dell’arpa: “Sale la nebbia sui prati bianchi come un cipresso nei camposanti, un campanile che non sembra vero segna il confine fra la terra e il cielo. Ma tu che vai, ma tu rimani, vedrai la neve se ne andrà domani, rifioriranno le gioie passate col vento caldo di un’altra estate. Anche la luce sembra morire nell’ombra incerta di un divenire dove anche l’alba diventa sera e i volti sembrano teschi di cera. Ma tu che vai, ma tu rimani, anche la neve morirà domani, l’amore ancora ci passerà vicino nella stagione del biancospino. La terra stanca sotto la neve dorme il silenzio di un sonno greve, l’inverno raccoglie la sua fatica di mille secoli, da un’alba antica. Ma tu che stai, perché rimani? Un altro inverno tornerà domani, cadrà altra neve a consolare i campi, cadrà altra neve sui camposanti.”
“Ho portato come gemma la canzone dei Queen per parlare di mio nonno con cui ho un ottimo rapporto di amicizia: c’è sempre stato per me, sia nei momenti belli che in quelli brutti, ci tiene tanto a me e io a lui. Mi veniva sempre a trovare anche se era lontano; due anni fa ha avuto problemi al cuore, ed è stato uno dei periodi più brutti della mia vita. Ora sta bene anche se è un po’ giù di morale, vorrei aiutarlo e stargli vicino come lui ha fatto con me”. Questa la gemma di G. (classe terza). A commento faccio un tuffo nel passato: 1990, Zecchino d’Oro.
“Ho portato questa canzone perché “The script” sono la mia band preferita, e questo brano mi piace in particolare. Sono poco conosciuti, ma io penso che siano veramente bravi”. Questa la presentazione della gemma da parte di M. (classe quarta). Ho cercato in rete la traduzione del brano e penso valga la pena riportarla perché sotto la gemma di M. c’è altro, scende una lacrima dai miei occhi e le mando un abbraccio:
“Se potessi vedermi ora, se potessi vedermi ora Era il 14 febbraio, San Valentino, arrivarono le rose, ma ti portarono via Tatuato sul mio braccio c’è un amuleto per disarmare il male Devo rimanere calmo, ma la verità è che te ne sei andato E non avrò mai l’opportunità di farti sentire queste canzoni Papà, dovresti vedere tutti i tour che faccio! Ti vedo vicino alla mamma, cantate insieme, sotto braccio E ci sono giorni in cui perdo la fede Perché quell’uomo non era buono, era grandioso Mi diceva “La musica è il rifugio per il dolore” e mi spiegava, benché fossi giovane mi diceva “Prendi quella rabbia, scrivila su un foglio, porta il foglio sul palco e fai saltare il tetto!” Sto provando a renderti orgoglioso facendo tutto quello che hai fatto tu Spero che tu sia lassù con Dio dicendo “Quello laggiù è il mio ragazzo!” Cerco ancora il tuo volto tra la folla oh se solo potessi vedermi ora Ti vergogneresti di me, o mi faresti un inchino, oh se solo potessi vedermi ora Se poteste vedermi ora mi riconoscereste? Mi dareste delle pacche sulla schiena o mi critichereste? Seguireste tutti i solchi del mio viso provocati dalle lacrime Mettereste la mano sul mio cuore che è freddo sin dal giorno in cui vi hanno portati via da me Lo so che ne è passato di tempo ma vorrei sentirvi dire che bevo e fumo troppo ma se non potete vedermi ora questa merda è una routine Mi dicevate che non avrei riconosciuto un vento prima che mi avesse colpito e che avrei conosciuto il vero amore solo se avessi amato e l’avessi perso. Se tu hai perso una sorella, qualcuno ha perso una madre e se hai perso un padre, qualcuno ha perso un figlio E mancano, mancano tutti Se avete un secondo per guardarmi da lassù, mamma, papà, mi mancate Cerco ancora il tuo volto tra la folla oh se solo potessi vedermi ora Ti vergogneresti di me, o mi faresti un inchino oh se solo potessi vedermi ora Mi chiameresti un santo o un peccatore? Mi amereste comunque se fossi un perdente o un vincitore? Ogni qual volta che mi guardo allo specchio Ci assomigliamo così tanto, e la cosa mi fa venire i brividi”
Sinceramente all’inizio non sapevo cosa portare come «gemma», ma sicuramente avrei raccontato ai miei compagni la storia di un oggetto che simboleggia un bel momento della mia vita e magari molto di più. E’ questo braccialetto, che mia mamma mi aveva comprato circa un anno e mezzo fa. Era l’estate del 2013, i miei genitori, mio fratello ed io siamo andati in Sicilia. Non mi ricordo questa vacanza nei minimi dettagli ma ho comunque il vivido ricordo di due settimane fantastiche in compagnia della mia famiglia. E’ grazie a loro se mi trovo qua a raccontarvi una banale storia su questo oggetto attorno al mio polso, comprato in una piccola baracca in un paese di cui non ricordo nemmeno il nome. Credo che dentro questo braccialetto (ma anche in molti altri oggetti) siano rinchiusi tutti gli affetti che mia mamma mi dà ogni giorno. Credo che per ogni persona la propria madre sia una delle persone più importanti del mondo. Oltre a considerarla «mamma» la considero anche come «amica», le chiedo dei consigli e lei mi aiuta in qualsiasi situazione, sia negativa che positiva. Purtroppo ci sarà, prima o poi, un momento in cui dovrò separarmi da lei, sarà difficile anzi, difficilissimo, ma grazie a mia mamma riuscirò a cavarmela!”. Così E. (classe terza) ha motivato la scelta della sua gemma. Mi limito a fornirle la colonna sonora:
“Questa canzone è stata scritta dal fratello di un ragazzo che era in classe con me: gliel’ha dedicata perché ne sentiva la mancanza. Evidenzia quanto una persona può stare a cuore a un’altra anche dopo tutti gli sbagli che ha fatto.” A queste parole di S. (classe seconda) mi è venuta in mente la frase di Dylan Thomas: “Ha nevicato anche l’anno scorso: ho fatto un pupazzo di neve e mio fratello l’ha buttato giù e io ho buttato giù mio fratello e poi abbiamo preso il tea insieme”.
Afferma M. (classe quarta): “Tendo a legare le canzoni che ascolto al periodo che sto vivendo in quel momento. Questo brano è importante ora: mi fa pensare a una persona in particolare e in certi punti rivedo anche la mia personalità. Mi piace Emma, la sua forza mi aiuta molto soprattutto quando mi sento a terra.” Appare essere la storia di un amore finito (“mi illudo ancora di non averti perso”) con la scarsa voglia di risollevarsi, anzi… (“non voglio trovare la pace ma restare a guardare il confine tra il mio cuore ed il tuo… amo sbagliare, amo farmi del male…”). Poi però sembra che la storia continui, tra alti e bassi, tra avvicinamenti e allontanamenti: “Le nostre mani non si toccano ma la mia bocca chiede ancora della tua, da te che non mi cerchi e non mi vuoi ma poi mi prendi mi riprendi e poi mi mandi via”. Per contrasto mi sono venute in mente le parole di “Io amo”, il libro di Vito Mancuso che ho terminato di leggere pochi giorni fa: “Fare spazio. Alla fine, a pensarci bene, l’amore significa fare spazio. Fare spazio dentro di sé a un’altra persona, aprirle la nostra anima e farle piantare la sua tenda nel mezzo. Non pensare più, non sentire più, non vedere più solo sulla base dell’io, ma cercare, ogni giorno di nuovo, di farlo sulla base del noi”.
“Ho portato come gemma l’ultimo episodio di una serie tv a cui sono legato anche per il modo di trattare “leggermente” argomenti profondi da un punto di vista etico. Qui c’è il monologo del protagonista poco prima di lasciare l’ospedale in cui ha lavorato. Il dottor Cox è il suo mentore per tutte le 8 stagioni e per lui non aveva mai mostrato affetto. Qui però succede qualcosa di diverso.”
E dopo il primo video G. (classe quarta) ha aggiunto: “L’altra sequenza la sento corrispondente ai miei pensieri attuali: in questo periodo sto pensando spesso a cosa fare della mia vita, all’università… e alle cose che ci lasciamo indietro, magari uscendo di casa. Mi chiedo cosa sarà di noi a livello di conoscenze, persone incontrate ed emozioni provate. Provo a darmi delle risposte: qui il protagonista se ne dà alcune.”
A commento una sequenza tratta da “Il curioso caso di Benjamin Button”:
Non pubblico la gemma di C. (classe seconda) in quanto si tratta di una foto privata: “Ho portato l’unica foto con mio nonno che se n’è andato questa estate, il 23 agosto, dopo un anno e mezzo di malattia. Per me, avendo passato l’infanzia con lui, è come un padre e l’ho assistito fino alla fine. Questa foto è stata scattata in Slovenia, all’ultimo pranzo fatto in famiglia.”
Dice Alex Haley: “Nessuno può fare per i bambini quel che fanno i nonni: essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli.”
Ho fatto un tuffo nel passato con la gemma proposta da S. (classe quarta), ai tempi in cui ho tenuto una piccola rubrica alla radio. S. ha fatto ascoltare ai compagni di classe “Fix you” dei Coldplay: “Mi è stata dedicata: parla di solidarietà e dell’aiuto che ci si deve dare quando le cose non si riescono a risolvere”.
Il momento di cui tratta il brano non è decisamente dei migliori: tutto va a rotoli e ogni tentativo per uscire dalla situazione non va a buon fine. Può capitare di ottenere ciò che si vuole ma non è detto che sia anche ciò di cui si ha bisogno: si è stanchi eppure non si riesce a dormire, e scendono le lacrime. E’ questo lo spazio dell’amicizia: “Una luce ti condurrà verso casa e infiammerà le tue ossa. Ed io cercherò di rimetterti in sesto”. Vi associo una canzone dei Queen, “Friends will be friends”, in cui Freddie Mercury canta così: “Gli amici sono amici, quando hai bisogno d’amore loro ti danno cure e attenzioni. Gli amici sono amici, quando hai chiuso con la vita e ogni speranza è perduta tendi la mano perché gli amici saranno amici per sempre.”
Mi aveva già avvisato la scorsa settimana che oggi la gemma avrebbe voluto proporla lei, proprio nel giorno del suo compleanno. Eppure penso che M. (classe seconda) abbia creato o modificato la sua gemma all’ultimo.
“Di solito scendo dalla corriera insieme a mia cugina, stiamo un po’ insieme e poi prendiamo le nostre strade. Oggi invece mi ha mollato subito da sola, poi ho capito perché. Mi ha regalato questa cornice con questa foto, ma soprattutto mi ha scritto questa lettera. Devo leggerla?”.
“Sentiti libera di gestire il tuo spazio come credi”.
“Allora sì, ci provo a leggerla”. M. guarda la lettera e gli occhi le si arrossano: “No prof, è meglio se la legge lei, non ce la posso fare”. Pubblico la lettera rendendola illeggibile, ma dicendo che è una di quelle lettere che tutti sperano un giorno di ricevere, in cui si viene ringraziati per quello che si è, degli amici, a partire dalle piccole cose di ogni giorno (“grazie per i messaggi vocali più stupidi ma che mi hanno sempre strappato un sorriso”) fino a quelle più importanti (essere vicini, consolare, tirar su il morale). E questa è la colonna sonora di questa amicizia tra M. e sua cugina… “Quando sono con te non c’è nessun altro posto in cui preferirei essere”
La prima gemma di oggi l’ha proposta S. (classe IV). Era un oggetto: una moneta di 5 centesimi portata come pendente di una collanina. “L’anno scorso è mancato il nonno e la nonna mi ha fatto questa per portarmi fortuna. Non lo fa sempre, ma mi fa ricordare di lui, di quanto per lui ero importante e di tutto il bene che mi ha voluto”. Maria Rita Parsi afferma che “I nonni sono coloro che vengono da lontano e vanno per primi, ad indagare oltre la vita.” Io i nonni non li ho più accanto a me, al mio matrimonio non ho potuto godere della vicinanza di nessuno di loro ed è l’unica cosa triste di quel giorno. Però grande è il calore che sento nel cuore ogni volta che penso a loro…
In questi anni mi è capitato di raccogliere i racconti di studentesse e studenti (una grande minoranza, per fortuna) che avevano la necessità di sfogarsi per la mancanza di qualcosa che ritenevano fondamentale, anzi, per la verità di qualcuno per loro essenziale: una figura genitoriale significativa, un adulto di riferimento, una madre, un padre nei quali potersi rispecchiare, dai quali essere riconosciuti, apprezzati, amati, ascoltati, rimproverati, abbracciati. Una delle canzoni più famose di Stromae, Papaoutai, afferma: “Tutti lo sanno come si fanno i bambini, ma nessuno sa come si fanno i papà”. Il video è dolorosamente bello: un ragazzo si confronta con un padre presente solo fisicamente. Il padre non parla, non si muove, non interagisce come fanno invece i genitori degli altri ragazzi e che il figlio invidia: solo nei suoi sogni ballano insieme. La conclusione è angosciante: il figlio si identifica con l’unica cosa che ha imparato dal padre e si mette immobile davanti alla tv con lo stesso sguardo perso ed ebete del genitore.
Dites-moi d’où il vient Enfin je serais où je vais Maman dis que lorsqu’on cherche bien On finit toujours par trouver Elle dit qu’il n’est jamais très loin Qu’il part très souvent travailler Maman dit travailler c’est bien Bien mieux qu’être mal accompagné Pas vrai? Où est ton papa? Dis moi où est ton papa! Sans même devoir lui parler, Il sait ce qu’il ne va pas. Hein sacré papa! Dis moi où es-tu caché! Ça doit… Faire au moins mille fois que j’ai Compté mes doigts Hé! [REFRAIN] Où t’es? Papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Outai outai où papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Outai outai où papaoutai? [COUPLET 2] Quoi, qu’on y croit ou pas Y aura bien un jour où on y croira plus Un jour où l’autre on sera tous papa Et d’un jour à l’autre on aura disparu Serons-nous détestable? Serons-nous admirable? Des géniteurs ou des génies? Dites nous qui donnait Sans soucis responsable! Ah dites nous qui diar Tout le monde sait Comment on fait des bébés Mais personne sait Comment on fait des papas Monsieur j’sais tout On aurait hérité, c’est ça. Trop d’sucer d’son pouce ou quoi? Dites nous où s’est caché, Ça doit… Faire au moins mille fois qu’on a bouffé nos doigts Hé! [REFRAIN] Où t’es? Papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Outai outai où papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Où t’es? Papaoutai? Outai outai où papaoutai? Où est ton papa? Dis moi où est ton papa! Sans même devoir lui parler, Il sait ce qu’il ne va pas. Hein sacré papa! Dis moi où es-tu caché! Ça doit… Faire au moins mille fois que j’ai Compté mes doigts Hé! Où est ton papa? Dis moi où est ton papa! Sans même devoir lui parler, Il sait ce qu’il ne va pas. Hein sacré papa! Dis moi où es-tu caché! Ça doit… Faire au moins mille fois que j’ai Compté mes doigts Hé!