Gemma n° 2264

“Ho portato questi due oggetti spediti dalla madre di una mia amica del Brasile; la mia amica è autistica, quindi non so quanto sia consapevole di tutto ciò. Non so quale sia il messaggio dietro questi due oggetti, mi piace pensare che siamo noi due, completamente diverse ma allo stesso tempo uguali. Mi offrivo sempre per aiutarla, per accompagnarla fuori dalla classe e non mi dispiaceva affatto stare accanto a lei. Tutti chiamerebbero questa una responsabilità, la più preziosa per me” (A. classe seconda).

Gemma n° 2164

“Parto con una premessa: ho pensato per tanto tempo a questa gemma perché sapevo che sarebbe stata l’ultima, quindi volevo fosse qualcosa di veramente importante per me. Lei si chiama S., non è una mia amica, non è la mia migliore amica, non è quel tipo di amica che si dice spesso “è come una sorella per me”. S. è la mia fidanzata, ed è la mia gemma da ormai 2 anni e mezzo. Ora, chiamatemi prevedibile, sentimentale, monotona, ma dopo averci pensato a lungo, la gemma che mi sono sentita in dovere di portare è S., perché tutto questo tempo mi ha accompagnata ogni giorno, mi ha tenuto compagnia e non mi ha fatta sentire sola. A me piace tanto stare da sola, in pace, ma ho paura di sentirmi sola e rimanerci effettivamente. E soprattutto nel 2020, nei mesi del lockdown, rimanevo sempre sola. Poi a maggio ho conosciuto S., che mi ha scritto su tiktok dopo una live di una ragazza americana dove aveva letto i miei commenti. Sofia non abita qui a Udine, lei vive a Catania. Mi ha scritto perché, nei commenti della live, le avevo risposto che anche io ero nata a Catania. Ho portato S. come mia gemma perché voglio ringraziarla per tante cose. Scrivendoci e parlando per tutte le nostre giornate è stato veramente facile innamorarsi, il problema era prendere coraggio per ammetterlo. Voglio ringraziare S. innanzitutto per avermi fatto conoscere e accettare una grande parte di me che tendevo ad opprimere, mentre anche lei stava conoscendo sé stessa. La ringrazio perché è sempre stata in grado di consolarmi quando le cose a casa non andavano bene, e capitava (e capita) molto spesso. La ringrazio perché è paziente e, con me, ce ne vuole tanta di pazienza. La ringrazio perché nonostante prima di metterci insieme mi avesse detto che non voleva relazioni a distanza, mi aspetta sempre e sta ancora aspettando che io torni da lei definitivamente quest’estate. La ringrazio perché metterà da parte il suo terrore per gli aerei, e per mia madre, per venire a trovarmi per il mio compleanno. Ma soprattutto la ringrazio perché mi ha insegnato che non devo vergognarmi, né cercare di nascondermi quando siamo fuori, circondate da persone che non conosco. Mi ha insegnato a sentirmi tranquilla e spensierata com’è giusto che sia, ignorando possibili occhiate o commenti da parte di persone che, nella mia vita, non avranno mai più importanza della mia libertà e felicità. Voglio concludere leggendo dei versi di Catullo, che penso si colleghino alla perfezione con questo e che sono abbastanza autoesplicativi:
“Viviamo, mia Lesbia, ed amiamoci
E i brontolii dei vecchi austeri
Valutiamoli tutti insieme due soldi.
Il sole può tramontare e tornare
Ma noi, quando è terminata la nostra breve luce
Dormiremo una sola notte perpetua.
Dammi mille baci, e poi cento
Poi dammene altri mille e altri cento
E poi ancora mille e altri cento.
Quando ne avremo fatte molte migliaia

Li confonderemo per non sapere il loro numero,
Affinché nessuno possa farci il malocchio
Sapendo un numero così enorme di baci.”

-Carme V, Catullo

Gemma n° 2119

“Ho scelto di portare questa canzone perché, anche se fa parte di una telenovela Disney, è molto importante per me.
Mi ricorda la prima volta che l’ho ascoltata nell’estate 2017 con la mia migliore amica. Noi abitiamo in due stati diversi, io in Italia mentre lei in Croazia, e ogni volta che mi manca ascolto sempre questa canzone, perché mi ricorda il sentimento comune che abbiamo provato quando l’abbiamo ascoltata. La prima volta che l’abbiamo ascoltata non capivamo il significato, ma poi ci siamo incuriosite perché ci faceva uno strano effetto ascoltarla, non riuscivamo ad aprire la bocca mentre veniva cantata, eravamo troppo concentrate sull’interpretazione, sentivamo una sensazione forte come se quella canzone ci creasse un buco nello stomaco.
Così ci siamo messe a cercare la traduzione della canzone e è da lì che finalmente abbiamo capito il significato e il perché ci faceva quell’effetto. Per noi aveva e ha un significato molto profondo perché ci sentivamo e sentiamo rappresentate da quelle parole” (E. classe seconda).

Gemma n° 2097

“La scelta di portare una data come gemma può sembrare inusuale ma per me ha un profondo significato in quanto custodisco il ricordo di quel giorno proprio come un tesoro prezioso. È stata, infatti, una giornata di emozioni contrastanti: una delle più belle e spensierate che io abbia mai vissuto nonostante nella stessa giornata sia stata anche tanto triste.
Il 29 luglio di quest’anno è stato l’ultimo giorno che ho trascorso con la mia migliore amica prima che si trasferisse in un’altra regione. Questa estate, quando sono venuta a conoscenza del suo trasferimento, devo ammettere che ho provato un forte dolore, quasi come se una parte di me se ne andasse ma devo dire che ciò che è successo ci ha portato a vederci poi ogni giorno fino alla sua partenza. Mi piace ricordare questa data in quanto è stato uno dei giorni in cui mi sono sentita più libera e spensierata come se il tempo fosse una cosa superflua. Abbiamo passato tutto il giorno a girare per Udine e abbiamo addirittura fatto delle nuove splendide conoscenze. Quando ne parlo la tristezza riaffiora ma credo di aver sfruttato al meglio il tempo che ci siamo concesse sapendo che non ci saremmo riviste per diversi mesi. Quelle ore hanno creato nel mio cuore un ricordo bello e indelebile, che porterò come per sempre” (A. classe seconda).

Gemma n° 2084

“Come gemma quest’anno ho deciso di portare questo peluche a forma di orca, che si trova in camera mia sopra la libreria; agli occhi degli altri probabilmente potrà sembrare una cosa stupida o infantile ma per me ha un significato importante.
Questo oggetto l’ho ricevuto durante l’ultima sera che ho passato con i miei amici di R. prima di trasferirmi qui in Friuli.
Quella sera c’erano le giostre ma io ero comunque abbastanza triste perché il giorno dopo sarei partita e non li avrei più rivisti per un bel po’ di tempo, e sapevo che sarebbe stato difficile per me allontanarmi da loro visto che erano persone a cui volevo bene e con cui uscivo molto frequentemente.

Verso fine serata, quando era quasi arrivato il momento di tornare a casa, mi misi a piangere. Un mio amico di nome G., ad un certo punto, si allontanò dal gruppo e per risollevarmi un po’ il morale andò ad uno stand, quello in cui devi prendere i cigni con l’asta. E’ stato lì per una mezz’ora e alla fine ha vinto questo peluche e me l’ha regalato, poi ognuno dei miei amici ha scritto la sua iniziale sull’etichetta. Per questo motivo il pupazzo è molto importante per me, perché è un bellissimo regalo che mi hanno fatto i miei amici e ogni volta che lo vedo penso a loro” (R. classe quarta).

Gemma n° 2079

“Ho portato una foto scattata questa estate. Per me è importante perché c’è una ragazza, quella a sinistra, davvero speciale sia per me che per G. che appare nella foto. Siamo cresciute insieme, però lei si è dovuta trasferire in Germania tre anni fa. Quest’estate, per la prima volta, è tornata in Italia e la foto risale ad allora. E’ stata qui due settimane e sono state due settimane intensissime, perché lei è un uragano, e bellissime, perché sono riuscita a rivederla” (L. classe quinta).

PS: è evidente che quella sopra non è la foto di L. ma non me l’ha mandata 😀

Gemma n° 2068

“Oggi sono esattamente 99 giorni che lui, la persona che da 3 anni e mezzo a questa parte condivide con me qualunque cosa, è partito per la sua esperienza in Sudafrica.
Domani, il numero delle cifre dei giorni passati lontani saliranno a 3, ma sono consapevole che è solo una piccola parte dei restanti 8 mesi che ci separano l’uno dall’altra.
Le prime settimane senza di te sono state difficili, le giornate parevano interminabili ed il vuoto incolmabile. Ma, come si suol dire, il tempo sta curando le ferite e ciascuno di noi sta accettando e creando una nuova realtà.
Nonostante ciò, i momenti di sconforto rimangono tanti, e lui, dalla testa e dal cuore, non va via un solo secondo.
Mai mi sarei aspettata, a 3 mesi dalla sua partenza, di poter dire che la nostra relazione stava andando a gonfie vele, mai mi sarei aspettata di sentirlo così vicino, nonostante sia dall’altra parte del mondo.
Eppure, so per certo che mai avrei cancellato o buttato via i 3 anni di vita passati insieme prima di affrontare questa avventura.
Ci nutriamo di piccole cose.
Ci nutriamo di messaggi, di catene di foto su Instagram, di post condivisi, di chiamate e video chiamate, che non sono così frequenti come immaginate, poiché in Sudafrica c’è il tanto odiato load sheeding, ovvero la mancanza di corrente per un numero di ore che va solitamente da 2 a 6 al giorno e bhe, non sempre la sera c’è la corrente e quindi la connessione wifi per sentirsi.
Ci accontentiamo di una media di 2 chiamate a settimana. “Mezz’oretta”, diciamo, stanchi, a fine giornata. Ma cosa sarà mai mezz’ora in una relazione a distanza? 
La mezz’ora allora si quadruplica, le ore diventano due.
Il tempo con lui passa veloce come non mai, e mai sono così felice come quando c’è la corrente e lo posso sentire.
E infine, ci nutriamo anche di canzoni. Di canzoni come questa, che ti fanno venire le lacrime agli occhi.
E come mi sento, è descritto proprio in questo brano, Lost In Japan di Shawn Mendes.
Tu, letteralmente dall’altra parte del mondo ad un numero di kilometri che non ho il coraggio di conoscere, ed io, qui, ad aspettarti, ogni giorno più sicura dei nostri sentimenti” (C. classe quarta).

Gemma n° 2058

“Come gemma ho deciso di portare questa collana che mi è stata data dai miei zii materni il giorno del mio battesimo. Ovviamente non mi ricordo il giorno ma la sento come una cosa molto mia che custodisco gelosamente, perché non vedo i miei zii e cugini molto spesso in quanto viviamo abbastanza distanti.
Di conseguenza la tengo in un posto apposito e non l’ho mai messa perché la vedo come un mio oggetto e valore personale e voglio metterla per la prima volta in un’occasione davvero importante per me.
La prendo a volte nei momenti di nostalgia pensando a quanto la distanza possa cambiare il rapporto che si ha con una determinata persona.
Tengo molto a questa collana, è uno degli oggetti più importanti che ho” (I. classe terza).

Gemme n° 501

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La mia gemma consiste di due persone che fanno judo: una ragazza che abita a Torino e un ragazzo che abita a Treviso. Li conosco da poco: mi ha stupito di come due persone lontane possano significare tanto e di quanto sia forte il legame che mi unisce a loro nonostante la distanza”. Così si è espressa C. (classe terza).
In merito alla lontananza e all’amicizia, scrive Susanna Tamaro: “L’amicizia è uno dei sentimenti più belli da vivere perché dà ricchezza, emozioni, complicità e perché è assolutamente gratuita. Ad un tratto ci si vede, ci si sceglie, si costruisce una sorta di intimità; si può camminare accanto e crescere insieme pur percorrendo strade differenti, pur essendo distanti, come noi due, centinaia di migliaia di chilometri.”

Gemme n° 357

Marco Mengoni è uno dei miei cantanti preferiti e amo i suoi testi significativi. Mi ha colpito subito questa canzone; il ritornello lo sento molto vicino. Qui lui si allontana e soffre lo stesso, così anche io mi sono allontanata dagli affetti più cari e ho deciso di condividere con voi questa sensazione”. Questa la gemma di S. (classe terza).
Afferma Jovanotti: “Le distanze esistono per essere percorse, è chiaro, se non c’è distanza non c’è desiderio, se non c’è desiderio non c’è avventura, se non c’è avventura non c’è un bel niente per cui valga la pena di vivere.” Ragione? Torto?

Gemme n° 347

bimba

Questa è la foto di E., una bimba etiope. Lo scatto è del 2005, lei poi si è trasferita nel 2009, e non la vedo più da 6 anni e mi piacerebbe incontrarla perché era spesso da noi e per me era diventata come una sorella”. Questa la gemma di A. (classe seconda).
Non so se E. verrà mai a sapere di essere la protagonista di questa gemma. Sarebbe bello però, se non altro per sapere di essere stata al centro del pensiero di qualcuno. Essere pensati da qualcuno senza rendersene conto, bello 😀

Gemme n° 327

cuffiette

Queste cuffiette sono l’unico oggetto che mi legano a una persona diventata per me molto importante. La conosco da tre anni anche se non l’ho mai vista di persona. Mi è stata molto vicina. Ci tengo a farle capire quanto, certe volte, nonostante la lontananza, alcune persone ci dimostrino di conoscerci per quello che siamo e non per quello che appaiamo. Non sempre bisogna essere diffidenti verso chi non abbiamo mai visto”. Questa la gemma di S. (classe quinta).
Delle parole di Kahlil Gibran a commento: “Un amico lontano è a volte più vicino di qualcuno a portata di mano. È vero o no che la montagna ispira più riverenza e appare più chiara al viandante della valle che non all’abitante delle sue pendici?”

Gemme n° 229

SoniaNon sapevo cosa portare come gemma; ho pensato che la mia famiglia è la cosa più importante che ho, ma non mi andava di portare la foto di qualcuno. In realtà una parte della famiglia è nelle Marche: da piccoli mio fratello ed io passavamo 1-2 mesi là. Le Marche sono associate all’estate. Quando siamo qui ci mancano quei parenti e sentiamo il bisogno di andarci. Ho allora portato delle foto per simboleggiare questo pezzo di famiglia”. Questa la gemma di S. (classe quinta)
Diceva Arthur Schopenhauer: “La lontananza che rimpicciolisce gli oggetti all’occhio li ingrandisce al pensiero”.

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Gemme n° 216

La mia gemma è la scena finale di “Fast & Furious 7”, con l’omaggio a Paul Walker, deceduto mentre le riprese del film erano ancora in corso: mi fa riflettere sulla morte e sull’amicizia, sia quelle rappresentate sul set che quelle della vita. Nella sequenza finale le auto dei due amici prendono strade diverse mentre uno dice «Tu sarai sempre con me. E sarai sempre mio fratello». Noi siamo in quarta e il prossimo anno ci divideremo, i rapporti saranno difficili da mantenere, m penso che le amicizie vere restano”. Questa la gemma presentata da V. (classe quarta).
A un certo punto si sente “Dovunque voi siate, non importa se a un quarto di miglio o dall’altra parte del mondo…”. E la canzone di Wiz Khalifa in sottofondo dice: “Accidenti, chi conosceva tutti gli aerei su cui abbiamo volato, bei momenti che abbiamo passato, che sarei in piedi proprio qui a parlare con te, a parlarti di un altro percorso. So che ci piacerebbe partire in viaggio e ridere ma qualcosa mi ha detto che non sarebbe durato. Abbiamo dovuto cambiare piano, guardare cose diverse, vedere il quadro complessivo. Quelli erano i giorni, il duro lavoro paga sempre, ora ti vedo in un posto migliore”…

Gemme n° 42

Si è avvicinata alla cattedra con due libri e una scheda sd F. (classe terza). “Nella scheda ci sono le parole di spiegazione della gemma che può mettere sul blog; qui in classe sarò molto più breve”. Ha mostrato alla classe due libri di Alessandro Baricco Oceanomare e Castelli di Rabbia: “In realtà le due cose che avrei voluto portare erano altre, ma erano intrasportabili in classe. Una è il mare l’altra è il treno”. Ecco il motivo:
“Trovo molto difficile dover scegliere le gemme più belle tra tutte. Se qualcuno mi dicesse così, immediatamente, “ma le prime che ti vengono in mente proprio, dimmi quelle!”, allora penso che risponderei due cose, che sono molto diverse tra loro: il mare, i treni.
oceanomareIl mare, quello che unisce le terre e le separa, che mangia le navi, «Il mare che raccoglie e disperde vite», dice Baricco. Nel mare, per me, c’è la risposta alla vita. Io la chiamo così, una risposta, anche se forse potrei capire qualora qualcuno mi facesse notare che non è esatto definirla così. Dico solo che se c’è un luogo al quale i problemi dell’esistenza non possono avvicinarsi, quello è il mare. Solo nel mare. Sott’acqua ma anche seduti in riva, tra le onde o nel suo rumore, nelle sue curve e nella sua fine, che non finisce mai.
Una cosa così importante, quando la si scopre, bisogna tenersela stretta poi. Ho letto un libro, I pesci non chiudono gli occhi e ho trovato una frase per la quale sono d’accordo in tutto e per tutto con De Luca:
«Sul mare non è come a scuola, non ci stanno professori. Ci sta il mare e ci stai tu. E il mare non insegna, il mare fa, con la maniera sua.»
È così. Dal mare non ci si aspetta mai niente eppure ciò che regala, insegna, è così prezioso che sono sicura sia impossibile lasciarlo cadere nell’oblio. Ma che ne sappiamo noi del valore di tutto questo? Non ne sappiamo abbastanza da apprezzarlo, di certo, quindi per tutti il mare è sì bello ma è solo… bello. Forse non lo è nemmeno tutto l’anno, forse solo d’estate, forse d’estate è bello solo quando è calmo, quando non pretende che tu stia lì ad ascoltarlo, a sentire i suoi problemi. Ma cos’è il mare. È un infinito di vita. il mare è vivo. È la mia cura ve lo assicuro.
«Dentro il mare. C’era da non crederlo. L’appestato e putrido mare, ricettacolo di orrori, e antropofago mostro abissale – antico e pagano – da sempre temuto e adesso, d’improvviso, ti invitano, come una passeggiata, ti ordinano, perché è una cura, ti spingono con implacabile cortesia dentro il mare.»
Baricco dice, perché ti ci mandano, al mare? È un mostro, fa orrori, ma ti ci mandano. Allora io ho scoperto perché il mare è una cura. Non lo dirò in questa gemma per due motivi: il primo è che è senza dubbio troppo, troppo lungo da spiegare, il secondo è per il fatto che se mai qualcuno dovesse leggere tutto ciò e volesse provare il mare al posto delle gocce che si prendono in farmacia perché si è troppo stressati, se mai voleste farlo di scoprire perché il mare è una cura, fatelo da soli. Tanto ognuno troverà un aspetto diverso che amerà più di qualche altro in un particolare.
Questo è quanto, e non mi stancherei mai di correre in riva durante una notte di forte pioggia e meglio ancora se arrivasse anche il temporale a fare compagnia a me e al mare.
La mia seconda gemma, seconda ma non meno importante, sono i treni e non solo loro. Le stazioni e le rotaie anche,castelli di rabbia ma i treni.
Da piccola chiedevo sempre a mia madre di andare a vedere i treni. Dai mamma, andiamo a vedere treni. Spaventosa. C’è da preoccuparsi quando una bambina non ha altro per la testa che andare a vedere i treni, e c’è da preoccuparsi quando tutta quella velocità con la quale viaggiano non la spaventa, ma anzi la meraviglia ancora e ancora di più ogni volta. In realtà il loro fascino, il fascino dei treni, è dato dalla loro utilità, dal loro fine. Loro ti portano, dove tu vuoi, mangiano le distanze come se non avessero un briciolo di paura, e io ho sempre avuto paura delle distanze. In realtà io ho paura di molte cose, ma le distanze sono brutte e non si può capire se non si prova. Allora era successo che mi ero innamorata di quelle macchine coraggiose che erano le mie eroine e poi, crescendo, mi ero un po’ allontanata dal mio mito e dalla storia della paura e della lontananza. È da poco, a dire il vero, che i treni sono una gemma, che lo sono di nuovo, voglio dire, e questi mi rendono una sognatrice. Ecco, questo è il motivo di tutto, io sogno tanto grazie ai treni. Ma ve le immaginate, le rotaie, nel loro corso, sempre insieme eppure mai veramente vicine, mai lo saranno, più vicine di così, che potrebbero amarsi alla follia ma lo sanno che il loro destino è quello. Grazie a loro mille ragazzi scappano, mille persone raggiungono i loro amori della vita, mille altre si appoggiano su di esse, due rette parallele, perpendicolarmente ad esse, e aspettano di morire, o di vivere forse. Ma loro non ci possono fare niente, più di farti compagnia e avvisarti, con quelle vibrazioni e subito quei suoni striduli, che arriva il treno. Tanto sono importanti, per me, le stazioni. Di notte soprattutto. Dio, quanto sono belle.
Alcuni frammenti del libro Castelli di rabbia che potrei aver scritto io:
«Meno facile da capire era perché lui, di tanto in tanto, partisse. Non c’era mai una vera, plausibile ragione perché lo facesse, né una stagione o un giorno o una circostanza particolari. Lui, semplicemente, partiva.»
Qui si parla di un uomo che prende il treno quando decide che deve partire. E non si sa dove vada o quanto tempo stia o altro. Io sono come quest’uomo, cioè parto a volte, e non so neanche dove mi piacerebbe andare, ma solo l’idea di salire su un treno e aspettare di arrivare, in silenzio…
«Sui treni, per salvarsi, per fermare la perversa rotazione di quel mondo che li martellava di là dal vetro, e per schivare la paura […]»
E penso che questa frase si commenti da sola.”

Benedetto il momento in cui ho avuto l’idea di fare questa cosa delle gemme! Grazie alle gemme che portate mi è più facile capire le gemme che siete. Suggerisco una citazione e una foto di qualche anno fa: “In quel momento capii che ciò che conta di fronte alla libertà del mare non è avere una nave, ma un posto dove andare, un porto, un sogno che valga tutta quell’acqua d’attraversare” (A. D’Avenia, “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, pag. 180).

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Orizzonte

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ORIZZONTE

Mare anteriore a noi, le tue paure
avevano corallo e spiagge e alberete.
Sbendate la notte e la caligine,
le tormente passate e il mistero,
si apriva in fiore la Lontananza, e il Sud siderale
splendeva sulle navi dell’iniziazione.

Linea severa della riva remota:
quando la nave si approssima, s’alza la costa
in alberi ove la lontananza nulla aveva;
più vicino, s’apre la terra in suoni e colori:
e, allo sbarco, ci sono uccelli, fiori,
ove era solo, di lontano, l’astratta linea.

Il sogno è vedere le forme invisibili
della distanza imprecisa, e, con sensibili
movimenti della speranza e della volontà,
cercare sulla linea fredda dell’orizzonte
l’albero, la spiaggia, il fiore, l’uccello, la fonte:
i baci meritati della Verità.

(Fernando Pessoa)

(Essere) a picco

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A volte sento l’esigenza di essere a picco. Non di andare a picco, di essere a picco. Mi viene in mente il viaggio di nozze in Irlanda e il fascino delle Cliffs of Moher: la sensazione provata lassù è stata unica. Ci sono momenti in cui ci ritorno con la mente: è quando sento il bisogno di avere uno sguardo d’insieme sulle cose, di mettere distanza tra me e loro. E quello sguardo deve partire dalla mia base, ma senza che io abbia i piedi in acqua: il mare deve arrivare fin sotto a me, ma i piedi devono restare all’asciutto, altrimenti so che mi farei coinvolgere dalle onde e l’attrazione sarebbe troppo forte, l’oggettività se ne andrebbe. Lassù sono lontano dai moti del mare, sia la tempesta che la bonaccia, ad una distanza che fa perdere i particolari e sfuma i confini; i dettagli non si colgono, i bordi delle cose non sono netti. A volte lo sento necessario, per respirare meglio, per essere nella calma e vivere la contemplazione. Scrive Paola Mastrocola in “Palline di pane”: “Le case a picco hanno un panorama stupendo, niente da dire, ma sono lontane, hanno un’infinita lontananza… E il mare, dalle finestre di queste case, diventa una specie di cartoncino azzurro opaco uniforme, steso lì davanti agli occhi, inerte. Cosa me ne faccio di un pezzo di carta? Quello è un mare che non canta, non muove, non ride tra gli scogli, non sommerge, subbuglia, frastorna. Non dice niente.”
A volte, quel mare, a me, dice tanto.

Lontano?

desertoUn racconto sull’amicizia preso dalla tradizione islamica e contenuto nel libro “La saggezza del mistico cammello” di Franco Ometto.
«Un dervisc racconta che camminando nel deserto, vide un uomo con una veste rappezzata, un bastone in mano e una ciotola.
Gli chiese. “Da dove vieni?”.
Quello rispose: “Dall’Andalusia”.
“Dove vai?”.
“In Cina”.
“A quale scopo?”.
“A visitare un amico”.
“Ma è lontano!”.
“Sì, è lontano per un debole, sfinito, ma per un amante è molto vicino!”.»

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