“Quando ho presentato questa gemma io e D. stavamo ancora insieme. Siamo state fidanzate per quasi due anni ed è stata una relazione meravigliosa e da persone mature, ma purtroppo io non posso amare per entrambe. Tuttavia non mi pento di aver scelto questa gemma. Qui si possono vedere Pippo, il gatto che considero come mio figlio, e D. quella che considero la sua seconda mamma. Sono le due anime più importanti della mia vita. Non entrerò nei dettagli della mia storia con D., sarebbe sbagliato, ma questa foto è per me il simbolo di come le esperienze che sto vivendo mi stiano continuando ad insegnare ad essere la versione migliore di me stessa, seppur sia un percorso ancora molto lungo. Tutto finisce, ciononostante terrò per sempre nel mio cuore i ricordi e gli insegnamenti che D. e Pippo mi hanno regalato e continuano a regalare” (S. classe quinta).
“Quest’anno come gemma ho deciso di portare il mio gatto Achille che mi sta piú antipatico che simpatico. Questo perché ci diamo fastidio l’un l’altro ma nonostante ciò non riusciamo a non cercarci e stuzzicarci a vicenda. Quando io sono giù di morale a lui non interessa particolarmente, ma a modo suo tenta comunque di farmi sentire meglio. È da meno di un anno che Achille è entrato nella mia vita ma penso che non se ne andrà mai più, perché nonostante questo “odio e amore” che ci lega, in fondo in fondo penso prevalga l’amore, anche se entrambi ci sentiamo troppo fieri per dimostrarlo” (E. classe seconda).
“Il nome della mia gatta è Macchia. Ha 6 anni e ne compirà 7 prossimamente. Ha un pelo soffice con macchie nere e bianche. È come un’ amica che è sempre al nio fianco e che qualunque cosa io faccia, riesce ad ascoltarmi. Anche se è una gatta, mi capisce, mi tira su di morale con il suo affetto anche quando mi sento sola. Ho una grande varietà di memorie che ho custodito di lei, la maggior parte sono foto di quando era ancora una cucciola” (K. classe seconda).
“Come gemma ho deciso di portare Romeo. Romeo è venuto a mancare da poco e, da quel momento, dentro di me si è creato un vuoto incolmabile. Non era un semplice gatto ma un amico, un migliore amico e un fratello. È strano da dire visto che era un animale, ma si prendeva continuamente cura di me: se stavo male lui c’era e se piangevo mi leccava il viso. Quando andavo da mio padre mi aspettava sempre davanti al portone perché, non so in che modo, riusciva a capire che stavo per arrivare. Quando era ora di andare a dormire, lui si metteva davanti alla porta e iniziava a miagolare per andare in camera. Ogni notte dormiva con me, senza mai alzarsi. Da quando non c’è quel letto sembra vuoto. Mi manca veramente tanto, ma almeno so che adesso è felice”. (C. classe prima).
“Quest’anno come gemma voglio portare il mio gatto Flaco. Aveva un anno quando mio padre l’ha portato a casa nel 2020. All’inizio era molto spaventato, essendo cresciuto per un anno in un’altra casa circondato da altre persone, ma nel giro di pochi mesi ha preso familiarità con tutti noi. È un gatto molto affettuoso e quando stai male ti sta vicino finché non ti senti meglio. Per me è un grande conforto sapere che ogni giorno, bello o brutto, quando torno a casa ci sarà lui ad aspettarmi davanti alla porta per strusciarsi sulle mie gambe” (V. classe seconda).
“Quest’anno come gemma ho deciso di portare il mio gatto. Si chiama Robin Hood e ha 6 anni. È un gatto a cui piace stare da solo, si fa anche coccolare, ma solo quando vuole lui. Fin da piccola ho sempre desiderato un gatto e finalmente nel 2018 ne ho ricevuto uno. Abbiamo passato molto tempo insieme a giocare e una delle cose che mi rendeva più felice era tornare a casa sapendo che era vicino alla porta ad aspettarmi. Purtroppo a Febbraio è venuto a mancare ed è stato uno dei dolori più forti. Avrei voluto restare con lui ancora un bel po’ di tempo, ma so che sarà sempre al mio fianco” (G. classe terza).
“Quest’anno come gemma ho deciso di portare la mia gatta. L’abbiamo chiamata “Night” perché lei è di colore nero come il cielo di notte e ha una macchia bianca sul petto che assomiglia a una mezza luna. L’abbiamo presa tre anni fa e da quando ce l’abbiamo la mia vita, e non solo la mia, ma anche della mia famiglia, è cambiata. Ogni volta che sto male, sono preoccupata per qualcosa oppure sono in ansia e la mia famiglia non può aiutarmi, accarezzare la mia gatta mi rilassa e mi calma. Prima di averla i discorsi in casa erano sempre i soliti per esempio sulla scuola o sul lavoro ma adesso abbiamo un argomento in più di cui parlare, cioè della nostra gatta. In un certo senso Night ci ha rallegrato le giornate e ogni giorno c’è qualcosa di nuovo di cui parlare. Anche se a volte fa dei disastri oppure dá fastidio le voglio molto bene perché grazie a lei la mia vita è migliorata” (S. classe seconda).
“La mia gemma è il mio gatto. Si chiama Simba e un paio di giorni fa ha compiuto un anno. L’ha preso mio fratello quando aveva un paio di mesi. All’inizio i miei genitori non erano molto d’accordo con questa scelta non avendo mai avuto un animale domestico. Ora invece lo trattano come se fosse il loro quarto figlio e danno più attenzioni a loro che a me e ai miei fratelli. Prima non capivo le persone che stavano male quando i propri animali stavano male o venivano a mancare, ma ora posso capirle. E’ come una terapia, soprattutto quando mi sveglia la mattina perché vuole mangiare o perché vuole essere coccolato; anche quando sono arrabbiata o non sono di buon umore e lo vedo tutto passa” (G. classe quarta).
“Abbiamo adottato Nemo quando io avevo 7 anni. È un gatto arancione prevalentemente tranquillo e molto affettuoso, ed è il mio primo animale. Il prossimo anno lui compirà 10 anni e io 17. In questi quasi 10 anni siamo letteralmente cresciuti insieme, e abbiamo sviluppato un legame molto importante per entrambi. Io ho imparato a prendermi cura di lui, a volergli bene, a leggere il suo linguaggio del corpo. Lui ha ricambiato con una quantità immensurabile di amore e coccole, e prendendosi lui cura di me. Infatti, anche se vuole bene a tutta la famiglia, non si può negare che sia io la sua persona preferita. Di recente ho iniziato a pensare all’università, a cosa voglio fare dopo il liceo. Ho deciso di non voler vivere a casa mentre studio, e ho realizzato quanto Nemo per me sia una stabilità, una sicurezza. Durante il lockdown e i vari periodi negativi di questi ultimi anni, lui è sempre stato qui, una presenza stabile e amorevole, a rassicurarmi anche solo con la sua presenza. Anche quando questo non sarà più possibile, so che lo porterò con me dovunque, nel mio cuore”. (G. classe quarta).
“Questi sono il mio cane Bea e la mia gatta Paris, per gli amici Mussi, e ho deciso che si meritavano entrambe il posto nell’ultima mia gemma solo dopo aver sfogliato circa 100 foto di ciascuna, cercandone una da portare, che fosse dell’una o dell’altra. Entrambe hanno 12 anni, anche se si sono unite alla mia famiglia in momenti diversi. Insieme a Paris sarebbe dovuto arrivare un altro gatto della stessa cucciolata, un cane non era stato previsto, almeno fino a quando non abbiamo visto la foto di quel mucchietto d’ossa in mezzo alla neve. Paris è arrivata quando era ancora piccolina, e siamo cresciute insieme. È la gatta più paziente del mondo, fino a che non si trovano sul tavolo latte, pollame o pesce, o fino a che non bisogna darle il cibo in umido alla sera. Paris è una gran chiacchierona, basta guardarla per farla miagolare, ed è così affettuosa che non appena la si accarezza inizia a fare le fusa. Il detto il gatto è il padrone di casa mia non si applica sulla mia gatta, l’unica cosa di cui è padrona sono i letti: mi capita spesso di svegliarmi con la schiena piegata, per colpa del gatto che ama dormire al centro del letto, e non si alzerebbe per tutto l’oro del mondo.
Bea, invece, è l’opposto. Padrona del divano, padrona del soggiorno, padrona della cucina. Non appena Paris va in cucina per mangiare, Bea corre immediatamente a controllarla, ed è così ghiotta che fino a che una sola crocchetta rimane nella ciotola resta a farle la guardia fino a che qualcuno non la aiuta a mangiarla. È anziana, viziata, cardiopatica e prepotente, oltre che disubbidiente, ma le voglio un bene dell’anima. Ha bisogno di una ciotola inclinata per mangiare, a volte serve che qualcuno la tenga inclinata per lei. Non può fare le scale, non può prendere l’aereo e se passeggia per più di mezz’ora si siede e aspetta di essere presa in braccio, dovunque lei sia. Non accetta di sdraiarsi sui pavimenti, deve per forza avere almeno un tappeto, e alla mattina bisogna aprirle gli scuretti perché possa prendere il sole, che le piace così tanto che anche quando il caldo diventa insopportabile non se ne va. Non posso sopportare il pensiero di dover vivere senza una delle due, figurarsi entrambe.” (A. classe quinta).
“La mia gemma è una foto del primo animale domestico che ho avuto e che mi ha segnato per tutta la vita. L’animale in questione era un gatto, così stretto a me che lo vedevo come un fratello. Ogni volta che mangiavo, lui saliva sulla sedia e mangiava con me, facendomi compagnia. Purtroppo è venuto a mancare cinque anni fa, gli volevo tanto bene” (F. classe seconda).
“La mia gemma è il mio gatto Striscia, di circa 8 anni, molto scorbutico e antipatico con le persone; se abbiamo ospiti si nasconde subito in camera mia perché è molto ascociale. Per questo motivo andiamo molto d’accordo, sento una connessione fortissima con lui, è veramente il mio migliore amico. Nel periodo di isolamento del Covid mi sono resa conto di quanto io dia per scontata la sua presenza; passando tutto quel tempo con lui ho deciso di starci il più possibile, anche perché vivendo solo in casa soffre molto la solitudine. In fin dei conti i nostri amici animali non hanno che noi e si meritano tempo e attenzioni”.
Commento la gemma di J. con le parole di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany: “Io e il mio gatto… siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene.”
“Ero molto indecisa perché non sentivo che ci fosse una cosa che veramente volevo portare, poi ho pensato di parlare di qualcosa che mi influenza tutti i giorni: la mia gatta. Durante il lockdown è stato bello averla lì. All’inizio sono stata in isolamento e ai tempi non si sapeva se gli animali potessero entrare nell’isolamento ma ho dovuto lasciarla entrare altrimenti stava tutto il giorno a piangere fuori dalla porta. Dalla mattina alla sera lei stava sempre con me senza mai uscire se non una volta al giorno e per me la sua presenza è stata molto importante”.
Questa la gemma di M. (classe quarta) Scrive lo psicoanalista statunitense Jeffrey Moussaieff Masson: “Forse i gatti sono qui per insegnarci questo: a vivere l’attimo in modo così completo, con un totale coinvolgimento, che lo faccia durare in eterno”.