Gemma n° 1998

“Da un po’ mi frullava in mente di portare questa gemma, ma mi pareva un po’ superficiale e un po’ egocentrica. In questi anni ho perso un po’ il significato vero di questo lavoro sulle gemme, il fatto di portare qualcosa che vale ed è importante, per cui quest’anno ho deciso di portare me stessa. Io come gemma è intesa io come azioni che compio, io come carattere che ho, io come persona che sono, io sono la gemma di me stessa e penso che ognuno sia gemma di se stesso: oltre ad avere un valore come esseri umani, abbiamo un valore per le persone specifiche che siamo, io come N. o lei come Simone Del Mondo. In particolare ha valore la N. che in molti non vedono perché io non faccio vedere questo tipo di N. Per quanto io sia una persona espansiva, estroversa, tendo a mostrare solo un lato di me, quello scherzoso e ironico. Mi sono costruita un personaggio: non amo parlare di me stessa, non mi sento a mio agio e tendo a chiudermi. Agli altri mostro un lato superficiale, un tratto delle tante parti di me; e gli altri conoscono ovviamente quell’aspetto. Talvolta mi capita di fare un recap della mia vita e di pensare ai momenti di difficoltà che ho superato con forza di volontà e speranza: questa è, ad esempio, una delle cose di me che non mostro, che non racconto. Quindi questa gemma è per ricordare anche a me stessa che io non sono solo risate e scherzi, ma sono anche tanto altro; gli altri non lo vedono per i muri che io costruisco. Questa gemma è un passo nella direzione di far conoscere qualcosa in più di me”.

Mi sento di ringraziare N. (classe quarta) per aver deciso di fare questo passo in occasione della sua gemma. Sono ben consapevole del fatto che ciascuno di noi, insegnante, studente, bidello, segretario o preside che sia (ho volutamente utilizzato terminologie vecchie ma più familiari), non porti tutto se stesso a scuola. Per forza di cose diversi aspetti restano fuori, spesso aspetti interessanti, ricchi, appassionanti, caleidoscopici. Il mistico persiano Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī, vissuto nel 1200, scrisse:
“Cerca bene in te stesso
ciò che vuoi essere,
poiché sei tutto.
La storia del mondo intero sonnecchia in ognuno di noi”.
E prima di lui Sant’Agostino “Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi”.
Non le ho riportate, in riferimento alla gemma di N., per quei due verbi negativi “sonnecchia” e “trascurano”, tutt’altro. Le ho citate perché raccontano di quanta ricchezza ci sia in ciascuno e quanto importante sia rendersene conto; e che prezioso regalo rappresenti il momento in cui qualcuno decide di svelarci qualcosa di sé.

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