Si inizia: che sia il rock!


Uela ragassi! Manca poco…

Sinceramente avevo pensato di riuscire ad aggiornare il blog più spesso, ma così è andata. Allora, tra poco si ricomincia. Arrivederci a quelli della quinta del 2009 e benvenuti a quelli di prima che non sanno ancora dell’esistenza di questo blog… Ah sì e arrivederci anche alla IIDL di quest’anno che ho dovuto lasciare ma che conto di riprendere il prox anno.

Quest’estate mi sono finalmente dedicato alla lettura e uno dei libri è stato un tomo su Bruce Springsteen: “Come un killer sotto il sole”, a cura di Leonardo Colombati. Non so se qualcuno di voi sia stato al concerto del Boss, in ogni caso vi metto qui sotto un simpatico aneddoto e poi il video della canzone di apertura del concerto di Udine

«Un bel giorno mio padre mi disse: “Bruce, è ora di fare le cose sul serio; suonare la chitarra va bene come hobby, ma hai bisogno di un lavoro più sicuro. Dovresti fare l’avvocato…”, il che, a pensarci bene, avrebbe potuto anche tornarmi utile, ad avere saputo cosa sarebbe successo, “… perché sono gli avvocati che mandano avanti il mondo”. Io però la pensavo diversamente, allora come adesso. Mia madre, che è un tipo più sensibile, pensava che avrei dovuto fare lo scrittore; io, di contro, volevo suonare la chitarra, e così mia madre, da brava italiana, disse: “Perché non chiedi consiglio a un prete?”. Così andai alla canonica e bussai alla porta: “Salve, padre Ray, sono il figlio del signor Springsteen. Ho un problema: mio padre pensa che dovrei fare l’avvocato e mia madre vuole che faccia lo scrittore. Io, però, ho questa chitarra…”. Padre Ray mi disse: “No, questo è un problema troppo grosso per me; sarà meglio che tu ne parli direttamente con Dio”, che a quel tempo non conoscevo troppo bene. “Parlagli della storia dell’avvocato e dello scrittore” disse, “ma non fare menzione della chitarra”. Be’, io non sapevo come trovarlo, Dio, e così andai a casa di Clarence, che mi disse: “Non c’è problema; sta appena fuori città”. Cosi, ci avviammo in auto fuori città, lungo una stradina piuttosto buia. “Clarence, sei sicuro di sapere dove stiamo andando?” domandai, e lui rispose: “Ma certo, ci ho portato un tizio proprio l’altro giorno”. Così, ecco che arriviamo a questa casetta nei boschi, dalla quale esce musica a tutto volume e che ha uno spioncino nella porta. Io dico: “Mi manda Clarence”, e mi fanno entrare. Entro, e trovo Dio seduto alla batteria; sulla grancassa c’è scritto DIO. Gli faccio: “Dio, ho un problema: mio padre pensa che dovrei fare l’avvocato e mia madre vuole che faccia lo scrittore. Loro però non capiscono. .. Io ho questa chitarra”. E Dio dice: “Quello che non capiscono è che doveva esserci anche un Undicesimo Comandamento; in effetti è tutta colpa di Mosè. Dopo i primi dieci si spaventò a tal punto che disse di averne abbastanza, e scese giù dalla montagna. Avresti dovuto vedere la scena: il cespuglio ardente, tuoni, fulmini, saette! Comunque, vedi, la cosa che questa gente non capisce è che in effetti… in effetti c’era un Undicesimo Comandamento, che diceva: CHE SIA IL ROCK!”».

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