L’ingresso delle beffe


In molte classi abbia buttato uno sguardo sull’arte e abbiamo ammirato molte opere. Qui ne propongo una che non abbiamo visto e di cui ho raccolto informazioni in rete:

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“”L’entrata di Cristo a Bruxelles”, del 1888-89, un olio su tela, 258 x 431 cm, oggi al Musée Royal des Beaux-Arts di Anversa, è tra i più famosi dipinti di Ensor e forse il suo capolavoro, una grande scena di massa dall’imponenza barocca, enfaticamente celebrativa se non fosse per l’ironica decontestualizzazione dell’evento-tema, il Cristo che entra in città acclamato dalla folla.

La trasposizione temporale colloca il fatto all’epoca moderna, in una città brulicante di folla, alla presenza di una banda di militari in divisa, in mezzo ad una eterogenea moltitudine di figure-fantoccio mascherate (la maschera, elemento surreale per eccellenza, ricorre spesso nei dipinti di Ensor), pupazzi inespressivi gelidamente ed ambiguamente sorridenti, mentre gli striscioni con le scritte ed i cartelli colorati conferiscono all’insieme l’atmosfera di una moderna manifestazione di piazza.

Al centro della grande tela, la figura del Cristo avanza cavalcando un asino, il capo circondato da una anacronistica aureola, poco divinamente sommerso da una folla chiassosa, cosicché, privato di ogni carisma, frustrato da una folla beffarda e irridente, seppellito dal grottesco corteo, il simbolo della fede cristiana perde ogni valore ideologico per divenire pretesto di una critica della società moderna ridotta ad una congrega di fantocci urlanti e indifferenti, personaggi caricaturali volutamente volgari.

Una grande metafora dell’esistenza, in chiave parodistica, una beffarda satira della società borghese, della vita, della morte, della fede e dell’ipocrisia, una parafrasi dell’assurdità e dell’ambiguità della condizione umana espresse con un’enfasi tragica in cui l’ironia, feroce ed impietosa, ed il filtro del simbolismo non riescono a governare una componente di angoscia ansiosa che intride tutta l’opera e la mette in risonanza con le nostre più oscure e rimosse paure interiori.”

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