Bando

Ma perché tieni un blog? Ti porta via tanto tempo? Ne vale la pena? Queste domande mi sono state rivolte diverse volte, da amici, ma soprattutto da colleghi. Stamattina, leggendo sul blog Il canto delle sirene una poesia, ho trovato le parole giuste per una risposta unica. La poesia è di Karmelo C. Iribarren e si intitola “I giorni normali”

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e se ne vanno

senza lasciare traccia,

e li vedi

allontanarsi

sui tetti

– e con essi

gli anni -,

e non senti quasi niente,

o senti qualcosa

di vago,

che non sai

decifrare…

 

Sono i giorni normali,

quotidiani,

quelli che sembrano passare lontano,

 

gli assassini

dell’amore.

 

Ecco, il blog è un po’ lasciare una traccia, una scia, un segno. E’ mettere una bandierina in ogni giorno. E’ un fare attenzione, un rendersi conto. E’ un fermarsi nella corsa. E’ il “bando” di quando si giocava da bambini.

Non sono andato via

E’ più di un mese che non aggiorno il blog. Faccio sempre così, non c’è verso. Mi propongo ogni anno,LibriBlog.jpg quando si avvicina la fine della scuola, di continuare anche in ferie a scrivere. Ma poi stacco. Probabilmente è un bisogno fisiologico. Mi si impone.

Non sono andato via, sono rimasto in Friuli, a casa, qualche volta al mare o in piscina. Ho letto, parecchio, come ogni anno; un po’ di tutto, come ogni anno. La sorpresa letteraria più bella? Sicuramente “Il conte di Montecristo” di Dumas, fantastico. La sorpresa letteraria più brutta? Sicuramente “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Calvino, noioso e fastidioso. Ma visto che nessuna “fatica” va sprecata, riporto una citazione proprio da quest’ultimo libro:

“- Leggere, – egli dice, – è sempre questo: c’è una cosa che è lì, una cosa fatta di scrittura, un oggetto solido, materiale che non si può cambiare, e attraverso questa cosa ci si confronta con qualcos’altro che non è presente, qualcos’altro che fa parte del mondo immateriale, invisibile, perché è solo pensabile, immaginabile, o perché c’è stato e non c’è più, passato, perduto, irraggiungibile, nel paese dei morti …

– … O che non è presente perché non c’è ancora, qualcosa di desiderato, di temuto, possibile o impossibile, – dice Ludmilla, – leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà… – ”.

Allora, forse, non è proprio vero che non sono andato via…