Tratto da www.combonifem.it
Fermato il coraggio di Malalai, protettrice delle donne
Ieri mattina a Kandahar è stata uccisa Malalai Kakar, la poliziotta afghana che aveva tolto il burqa per dirigere il Dipartimento Crimini contro le donne. L’assassinio è stato rivendicato dai talebani
29.09.2008: L’hanno aspettata fuori casa per ucciderla, perché aveva osato disobbedire al divieto di lavorare, andando oltre, assumendo un incarico di potere che le consentiva di disporre di un’arma, prerogativa per il fondamentalismo afghano prettamente maschile. L’hanno assassinata perché aveva avuto la “sfacciataggine” di mettersi a capo di un Dipartimento chiamato Crimini contro le donne, in una città storicamente talebana come Kandahar.
E ieri mattina dopo averle sparato, gli stessi talebani, che lapidavano le donne per molto meno di quel che aveva ardito fare lei, hanno emanato un glaciale comunicato dal linguaggio militare: “Abbiamo ucciso Malalai Kakar. Era un nostro bersaglio e con successo l’abbiamo eliminato”.
E’ finita così la vita della poliziotta afghana divenuta simbolo di libertà e di lotta delle donne. Malalai, 40 anni, madre di 6 figli, aveva scelto una strada difficile, con coscienza e coraggio, sapendo ogni giorno il rischio che affrontava. Dal 2005 aveva tolto il burqa e dall’età di 15 anni aveva scelto di studiare per entrare in polizia e seguire la strada del padre e dei fratelli. Ma ha fatto la stessa fine della donna che, due anni fa, aveva sostituito. Perché quel Dipartimento Crimini contro le donne continua a dar fastidio a chi non riconosce la legge scritta e vorrebbe l’intero mondo femminile avvolto in un burqa che cancelli i diritti umani.
