Lasciarsi meravigliare, farsi stupire, permettere al nuovo di essere ospitato dentro di noi. Sono convinto che questa sia una delle più grandi risorse che possiamo avere. Penso si tratti di una capacità, non di un talento. Il talento lo puoi coltivare, ma o ce l’hai o non ce l’hai. La capacità la puoi costruire, allenare, far crescere. Cogliere il positivo in quello che si vive, accennare un sì invece che un no, aprire alla possibilità. Mi piacerebbe che diventasse abitudine, stile di vita; pena il perdersi delle cose. Arrivare ogni sera nel letto , rivolgere lo sguardo alla giornata che si è vissuta e poter dire: oggi mi porto a casa queste cose belle. E allenarci a guardarle, a scorgerle, a notarle: e sottolinearle.
Questo è lo scopo del lavoro delle gemme che ho impostato quest’anno. Questo è il motivo per cui vengo preso dal rammarico quando vedo dei ragazzi di 18-19 anni che dicono no a una possibilità di ascolto e conoscenza, QUALSIASI possibilità di ascolto e conoscenza (stamattina), e per cui decido di scrivere queste parole. Questo è quello che mi fa sobbalzare il cuore di gioia quando vedo ragazzi mettere la passione in quello che fanno (ieri sera).
Che quello sguardo non si chiuda: ritengo sia lo sguardo della vita sulla vita.
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