Brucia il denaro: che ne è della cenere?


“Sono stati bruciati dalle borse europee xyz milioni di euro in poche ore”. In questi giorni è una notizia che si ascolta frequentemente durante i telegiornali quotidiani. Mi sono sempre chiesto: è mai possibile che siano volati nel nulla senza che qualcuno li abbia intascati? Un vivace articolo si Marco Savina comparso su Limesfa qualche ragionamento a tal proposito

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Inutili le volte nelle quali, in tempi non sospetti e proprio in questa autorevole rivista, si è detto che la crisi del 2008 sarebbe stata solamente propedeutica ad una maggiore, che si verifica, guarda caso, in una onda molto lunga e devastante ça va sans dire, proprio nel 2011. Politica e Mercato non sono mai andati d’accordo. Lo scriveva Niccolò Machiavelli nella sua opera “Il Principe” edita nel 1532 e tali sono rimaste le relazioni interpersonali tra i due poteri nel corso dei secoli. La politica apparentemente dovrebbe rappresentare l’arte dell’impossibile, ma purtroppo tuttavia appare come un moloch globalmente cieco, sordo e muto ai desideri ed alle necessità dei popoli. Di quale categoria sono i popoli? Non importa, qualunque tipo di gente ha il diritto di vivere con dignità e compostezza. Se questo non accade, l’aspetto fa riflettere su tanti altri percorsi che la globalizzazione ha imposto. Ovvero, crescita della povertà relativa rispetto agli standard di minima sopravvivenza anche in paesi industrializzati, ritorsione su consumi basici, sensazione di insicurezza e per finire sfruttamento insensato delle risorse basiche del pianeta. Come dire, il 15 % detiene l’85% del rimanente. Right or wrong, così stanno le cose. La “middle class” post seconda guerra mondiale dei “white collars” già stenta ad esistere e fa fatica a vivere quotidianamente. Di fronte ai tanti top managers che, giustamente o no, guadagnano 50 o 60 mila euro netti al mese plus bonus di ogni tipo e scelta, ci sono decine di migliaia di persone per bene che non arrivano alla fine del medesimo mese. Non per questo sono cittadini di serie B. Però vengono perseguiti con vessazioni pari a quelle imposte da un satrapo feudatario medioevale. Se poi parliamo della lotta all’evasione fiscale che in Italia sempre rappresenta una piaga purulenta, abbiamo l’ultimo ottimo esempio del ministro dell’Economia che paga in nero migliaia di euro al mese per godere di una casa affittata a nome di altri e dove può farsi, è proprio il caso di dirlo, i fatti propri. Per carità, tutto il mondo è paese, però come sempre esiste forma e maniera per le cose private. Su questo punto specifico, l’Italietta insegna a tutto il mondo. Nessuno si dimette e i tagli alla spesa “politica” del paese chissà perché, anche se a gran voce richiesti da tutto l’arco costituzionale, in finale stentano ad essere approvati.

Quindi e senza fare nomi, la qualità degli esseri umani in politica è pessima. Tanto pessima che nessuno degli attuali alti vertici è in condizione di varare norme atte a mettere un freno alla odierna, seppure insita nel sistema, crisi dei mercati. Ci vuole coraggio, ci vogliono attributi, ci vogliono capacità, ci vuole credibilità, ci vuole esperienza, ci vuole conoscenza, ci vuole molta professionalità, ci vuole anche sentiment dello Stato, inteso come il conglomerato di attitudini tra chi governa e chi subisce l’essere governato. Magari ogni tanto a questa platea gli girano anche le balle e con ragione, uomo o donna che sia. Il tema non è destra, sinistra o centro, laburisti o conservatori, repubblicani o democratici. Il vero dilemma sono i bisogni pragmatici di chi vive tutti i giorni, la scuola, l’educazione, il rispetto, il lavoro, oltre ai pochi valori rimasti nella vita quotidiana e che si vanno erodendo, globalizzando oltremodo una pervicace forma di “mors tua, vita mea”, affatto contraria non tanto ai dogmi delle varie religioni, quanto al consueto vivere civile. Egoismo, scaltrezza, indifferenza e casta stanno concependo un mondo imperfetto che, meno male, sta implodendo sotto il suo stesso peso. Bid & Ask sono le uniche parole conosciute in borsa. E un mercato in 3D le pone ancora più riflettenti ed opache se non si usano gli appositi occhialini. Che succede? Niente, se non l’assurdo. Che una oncia troy di oro pari a 31,11 grammi circa valga quasi milleottocento dollari sembra uno scherzo di cattivo gusto. Che faranno gli investitori con questo oro? Lo sfoglieranno e se lo metteranno in mezzo a due fette di pane, ammesso che ci sia ancora pane commestibile. Come sempre la mente umana è capace di qualunque tipo di pervicace nefandezza. I più ricchi, inclusi i così detti fondi sovrani non sanno dove mettere i soldi che hanno accumulato con traffici più o meno leciti. Usura, droga, prostituzione, gioco d’azzardo e affari sul limite, rendono miliardi di dollari o euro a chi li maneggia. In momenti di crisi dove vengono diretti tutti questi stimabili denari a cui qualunque governo fa l’occhiolino? Sull’oro. Ovvero sul niente. A che serve l’oro? Qualche uso industriale, gioielleria per ricche signore arabe e indiane e poi? Niente. Non è strategico e non serve per usi militari. Fort Knox è tanto desueto, così come la convertibilità delle divise che non pareggia più con il pur gustoso minerale color giallo zafferano. Infatti anche James Bond adesso preferisce giocare a poker. Quindi si torna al bid & ask, al mercato che non fa prigionieri, al mercato che vive di impeto e non di ragionamento. “Buy the rumors & sell the news”, normale pratica ovviamente di quando escono le notizie e pertanto non ci sono più notizie su cui appendersi. Men che meno da quelle della politica. In fondo, il mercato odia la politica. Il mercato si è fatto i propri circuiti viziosi dai quali mangia e muore. Il mercato si è costruito tali e tanti sistemi sintetici e virtuali per cui alla fine si apparenta ad un Avatar che o stacca la spina ai pc, o termina collassato sotto la spinta non tanto delle informazioni giornalistiche di miliardi “bruciati”, visto che i miliardi bruciati in sedute di borsa non esistono. Il denaro non brucia, solo va da una parte differente, che è quella di chi gode di grandi capacità di manovra. Come dire, se sei Citigroup o Goldman Sachs, solo per fare un esempio, sei tu che fai il mercato e molte volte ti remi contro senza accorgertene. Ecco perché alla fine il gioco estremo non dà ritorno. Nessuno vince e nessuno perde. Somma zero. La vittoria di Pirro dei poveri che non hanno niente da perdere. Ai ricchi una bella sforbiciata e i meno abbienti rimangono quello che sono, pagando però ogni volta lo scotto di aumenti sconsiderati dei prezzi atti a calmierare le perdite dei ricchi. Certo nessuno vorrebbe essere nei pantaloni di qualche esimio banchiere di Miami, dovendo giustificare inusuali sparizioni milionarie a cocaleros messicani, paraguayos, peruviani, boliviani, argentini o comunque centro e latino americani. Non è gente che convive con l’algido aplomb della Angela Merkel, un poco avara nel portafoglio, ma comunque sempre pronta a fare cassa con i titoli di stato di altri paesi amici dell’area euro. Magari nessuno gli racconta che anche la grande Germania è in pericolo di sopravvivenza, così come la Francia dell’arrogante Sarkozy e il Regno Unito dell’inetto David Cameron alle prese tra l’altro, ciliegina sopra la torta, con una notevole sequenza di teppisti e delinquenti che gli stanno mettendo a fuoco mezzo paese. Parecchi opinionisti ritengono che Barack Obama sia una specie di stolto, arrivato per caso alla Casa Bianca. Nessuno ricorda che gli USA negli ultimi due secoli si sono risollevati da tante traversie ed hanno alla fine vinto a loro modo tante di quelle situazioni per le quali un dime di scommessa sarebbe stato troppo. Che serve?

Per l’appunto, un quantum leap, un colpo d’ala. Il ritorno alla grande di un John Nash, sarebbe oltremodo magico. Di gente che parla a vanvera, il mondo ne detiene in quantità industriale. Inclusi coloro che dissertano sulla Cina, l’eccellente economia globale a due cifre fatta tutta di numeri falsi, esattamente come i loro prodotti. Per questo se la fanno sotto se gli Stati Uniti hanno seri problemi. E’ come lasciare la calda e comoda cuccia di una madre amorosa e andare per la strada a vendere a prezzi stracciati il poco di copiato che si ha in tasca. In quattro fra gli stati più importanti latinoamericani, dove sarebbe il caso di mettere ordine economico, sono casualmente fuggiti dalla finestra negli ultimi sei mesi qualcosa come cinquecentontoventi miliardi di dollari. Questo la dice lunga sull’effetto mercato vs. politica. Ma chi rischia e rimane sa che potrà godere di rendite indefinite, perché il costo della politica lo permette. D’altro canto non è una primizia dell’emisfero sud del mondo, piuttosto in questa parte del globo le risorse primarie sono ancora voluminose, considerevoli e appetitose. Morale della favola, l’incompetenza regna sovrana ma la supponenza dei politici, commentatori economisti, falsi esperti e affini sempre vuole fare la differenza. Questa volta la pellicola è diversa. Con buona pace dei suonatori e pure dei suonati.

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