Ieri sera sono finalmente riuscito a fare delle foto. Non sono stato fuori molto, mezzora al massimo, ma c’era una bellissima atmosfera. Oggi ho trovato su questo sito le parole che la poetessa americana Jane Kenyon scrisse per il pastore Jack Jensen, suo amico malato di cancro. Benché la Kenyon faccia riferimento alla sera della vita, ho respirato molte delle emozioni descritte. E quello sotto è un fugace scatto colto al momento.
Che la luce del tardo pomeriggio
brilli attraverso le fenditure del granaio, scalando
le balle di fieno quando il sole si abbassa.
Che il grillo cominci a strimpellare
come una donna che prenda i ferri
e il suo filato. Che scenda la sera.
Che la rugiada si raccolga sulla zappa abbandonata
nell’erba alta. Che appaiano le stelle
e la luna scopra il suo corno d’argento.
Che la volpe torni alla sua tana sabbiosa.
Che cada il vento. Che nel fienile
entri l’oscurità. Che scenda la sera.
Per la bottiglia nel fosso, per la pala
nell’avena, per l’aria nei polmoni
che scenda la sera.
Che scenda, sia come sia, e non
avere paura. Dio non ci lascia
senza conforto, e allora che scenda la sera.
