Luoghi della memoria


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Mauro Corona scrive nel libro Il canto delle manére: “Le radici stanno dove siamo nati e cresciuti. Quelle radici non le tagli. Quelle radici sono elastici con un capo legato al campanile e l’altro intorno alla nostra vita. Più ti allontani e più gli elastici si tirano, finché diventano fini come corde di violino. Ma non si rompono. Quando sono tirati al massimo, passa il vento della memoria e questi elastici mandano i suoni dei ricordi. A sentirli pensi al paese e diventi debole. Molla le mani da dove ti tenevi aggrappato e gli elastici, con uno strappo, ti riportano a casa”. Questo pensavo oggi passeggiando per i campi, tra erba e canali. In realtà, non mi sono mai allontanato troppo dalle mie radici; sta diventando più una lontananza di tempo che di spazio… Però sono gli spazi che aiutano a far sentire più vicino il tempo: la campagna, le scale delle scuole elementari di Palmanova, il campetto dell’asilo, i bastioni, la Bordiga… In questi e in altri luoghi della memoria vado per ripensare al Simone di un tempo e comprendere il Simone di oggi.

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