A ovest di cosa?


Cuius regio eius religio: era quel principio per cui una persona doveva praticare la stessa religione del suo regnante, altrimenti era invitato a rivolgersi altrove. Conosco molte persone che lo stanno rimpiangendo e che lo invocano, le stesse che continuano a sperare nell’inserimento di un richiamo alle radici cristiane dell’Europa all’interno del testo costituzionale del continente. Tale speranza non è legata a uno spirito di devozione o a un effettivo riconoscimento storico culturale alla religione cristiana, quanto a una logica di contrapposizione nei confronti di chi si può configurare come diverso, come alterità, come nemico, come minaccia. Ma definirsi solo in base a una caratteristica può essere limitante. Se gli italiani si definissero solo in base alla lingua italiana avremmo da un lato nuovi italiani che hanno imparato la nostra lingua e dall’altro ex italiani che hanno conosciuto solo uno dei dialetti e l’italiano non lo hanno mai parlato. Definirsi solo in base a delle radici religiose porterebbe a discriminazione che la storia ha già conosciuto (ghettizzazioni); si arriverebbe inevitabilmente a una maggioranza dominante e a delle minoranze sull’orlo dell’esclusione. Se da un lato può essere comprensibile la spinta a un rinsaldamento identitario di una comunità, soprattutto se volto alla ricerca di un tessuto etico condiviso, dall’altro si corre il rischio di pensare che il proprio modello sia il migliore e che pertanto non si confronti con gli altri ma vi si contrapponga. Nasce così l’idea di un occidente cristiano che si difenda da tutto ciò che possa arrivare dall’esterno.

Sorgono però a questo punto delle domande.

Dov’è nato il cristianesimo? Qual è la sua culla? L’Occidente quando è nato? Qual è stato il ruolo dell’Europa orientale? L’est europeo è pur sempre a ovest di qualcosa, ma è compreso nell’idea di Occidente? Occidente, Europa e cristianesimo davvero possono coincidere?

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