Quell’aula semivuota…


Oggi, in una quinta, erano presenti, in tutto quattro alunni. La prima domanda che ho fatto a chi c’era è stata “Cosa avevate oggi? Compito? Interrogazione?”. Risposta: “No, oggi niente, ce li abbiamo i prossimi giorni”. La cosa era diversa da come mi ero immaginato: pensavo avessero voluto saltare qualche verifica, invece no. Oggi pomeriggio ci ho riflettuto sopra e i miei pensieri sono andati da A a Z. Sono partito da A, le parole di mio padre quando ero al liceo: “Te lo scordi di stare a casa per evitare una prova o per studiare. Andare a scuola è un po’ il tuo lavoro, resti a casa solo se stai male”. E’ con questo che sono cresciuto, col fatto di avere rispetto verso gli altri, che a scuola ci stavano andando, e verso me stesso: “è una questione di dignità” diceva scuola, insegnanti, insegnare, studenti, studiare, d'avenia, votosempre il papi. Poi i miei pensieri hanno fatto un ampio giro e sono finiti in Z: per tutto il periodo della scuola noi insegnanti diciamo continuamente “dovete studiare per voi stessi, non per il voto, ma per la vostra crescita, per la vostra cultura, per formarvi”. Peccato che poi, nei fatti, la maggior parte di noi disattenda queste parole. E il fatto che quasi un’intera classe preferisca stare a casa a studiare piuttosto che essere presente a una lezione la dice tutta. Il protagonista di “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di D’Avenia, a un certo punto dice: “Io non studiavo molto lo stesso, perché le cose le fai se ci credi. E mai un professore è riuscito a farmi credere che ne valeva la pena. E se non ci riesce uno che ci dedica la vita perché lo dovrei fare io?”.

E tra la A e la Z ci siamo in mezzo noi, studenti, insegnanti, famiglie e tutti coloro che fanno parte del nostro mondo, con i nostri piccoli desideri da crescere, custodire e magari realizzare. Ve ne svelo uno mio. Smentire un’altra frase di D’Avenia: “Tanto i compiti di religione non li fa nessuno. Nella vita serve solo ciò per cui ti danno un voto”. Ovviamente, voi che mi conoscete sapete che la frase che mi interessa è la seconda visto che di compiti non ve ne ho mai dati…

3 Replies to “Quell’aula semivuota…”

  1. Beh, prof! Come sempre lei ragiona in un modo atipico per un docente direi. Ho finito il liceo da qualche anno, ma ancora ogni tanto mi risuonano nelle orecchie le frasi fatte dei professori “Studi per te, mica per me”. Però molto spesso si studia non per se stessi, ma per evitare di essere umiliati da certi docenti davanti a tutta la classe.
    Perché diciamolo, non tutti fanno gli insegnanti per vocazione.
    Sa anche che io seguivo abusivamente le sue lezioni in 5^AL nell’anno 2006/2007 (se non erro era quello l’anno scolastico). E la seguivo perché lei aveva un modo diverso di fare lezione, era quasi divertente stare in classe ed ascoltarla. E nel mio percorso scolastico purtroppo ho incontrato solo pochi insegnanti che ti facevano venire voglia di venire a scuola, di studiare le loro materie con piacere, e di non avere paura dei loro compiti e interrogazioni.

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  2. Ti rispondo rilanciando con una citazione di Pennac: “Se non riusciamo a collocare i nostri studenti nell’indicativo presente della nostra lezione, se il nostro sapere e il piacere di servirsene non attecchiscono su quei ragazzini e quelle ragazzine, nel senso botanico del termine, la loro esistenza vacillerà sopra vuoti infiniti. Certo, non saremo gli unici a scavare quei cunicoli o a non riuscire a colmarli, ma quelle donne e quegli uomini avranno comunque passato uno o più anni della loro giovinezza seduti di fronte a noi. E non è poco un anno di scuola andato in malora: è l’eternità in un barattolo.”
    Essere insegnanti è bellissimo… se ami esserlo…

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  3. Ma si vede che lei ama il proprio mestiere. Lo si vedeva dal modo in cui lei faceva lezione e trattava noi studenti. Ci trattava da giovani adulti e questo per dei ragazzini è sempre importante, almeno credo. Io nemmeno facevo religione alle superiori, eppure lei non mi ha mai allontanata dalla classe quando rimanevo per seguire. Cosa che invece è capitata con un’altra docente di religione.
    Ecco, sinceramente, della 5^, gli unici bei ricordi come orario scolastico, li ho fatti durante le sue lezioni.

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