Estratti


Alcuni estratti di articoli presi da Vatican Insider:

f11841167e.jpgScrive la biblista Marinella Perroni: “… Sul futuro pontefice non può non colpire però che, se in passato questa discussione teneva conto di carriere ecclesiastiche e posizioni dottrinali, oggi è diventato determinante anche il connotato della provenienza etnica. La chiesa cattolico-romana è cambiata: non è più eurocentrica o, spingendo ancora più in avanti la prospettiva, è ormai post-coloniale e assolutamente global. Mentre i media hanno gioco a insistere su un toto-papa la gente si chiede “davvero il nuovo papa potrà essere africano?”. Non faccio pronostici. Ragioni su due realtà. La prima è che l’establishment cattolico comincia il giorno stesso dell’elezione di un papa a pensare al suo successore. Su questo regna un “extra omnes” che supera abbondantemente le regole dei conclavi dato che i fedeli ne sono del tutto esclusi, mentre teologi e storici cercano di decriptare parole e, soprattutto, silenzi che possano in qualche modo comporsi in una trama che abbia un senso di fronte all’imminenza di una nuova elezione. La seconda è che la distanza tra i sistemi di governo e la realtà della vita è oggi inequivocabile, forse inevitabile, a volte quanto mai perniciosa. Il discorso di Benedetto XVI ha messo in chiaro la questione cruciale che attanaglia oggi il papato e attiene al governo della chiesa. I due pontificati che abbiamo ormai alle spalle di Woytjla e Ratzinger, solo in parte tra loro diversi, ne sono entrambi testimonianza evidente.”

Scrive Roberto Repole: “… Il suo successore … sarà chiamato a guidare la Chiesa a ritrovare nella fede il motivo più profondo della sua esistenza. E dovrà soprattutto orientare i cristiani a mettere a disposizione tutte le energie spirituali e intellettuali di cui dispongono per testimoniare che il cristianesimo è realmente vivibile anche oggi; e che il Dio di Gesù non è solo alleato dell’uomo in genere, ma anche dell’uomo moderno, che ha riscoperto come valori irrinunciabili la sua ragione critica e, soprattutto, la sua libertà. Come annunciare Dio in questo nostro mondo dovrà essere pertanto preoccupazione centrale del papa e della Chiesa dei prossimi anni. Ma perché ciò avvenga il nuovo papa sarà chiamato a favorire il più possibile tutti i luoghi di dialogo, di confronto e di apporto delle competenze su cui la comunità cristiana può contare, a diversi livelli. Le questioni che la modernità consegna sono, infatti, sempre più complesse. E solo una Chiesa sinodale, che imbocchi con coraggio la via del “cammino insieme” potrà tenere il passo, in modo attivo e profetico, di questa complessità. Per non dire che solo una Chiesa così, dove tutti si sentono davvero fratelli, responsabili e al tempo stesso bisognosi degli altri, potrà annunciare – con la sua stessa esistenza – che Dio non è una minaccia delle nostre potenzialità, ma le fa davvero fiorire ed esprimere. Infine, al futuro papa spetterà il grande compito di spronare la Chiesa ad essere nei fatti sempre più cattolica e, dunque, sempre più capace di abitare con senso critico tutte le culture. Un illustre teologo dell’altro secolo, Rahner, disse che al Vaticano II la Chiesa per la prima volta si scoprì mondiale. Quella scoperta chiede oggi di diventare coscienza comune. Il che implica, tra l’altro, che i cristiani non abbiano timore di dialogare, in qualunque posto del mondo si trovino a vivere, con le culture in cui sono immersi e con gli uomini insieme ai quali camminano.”

Infine uno sguardo a un po’ di stampa straniera: “In Gran Bretagna THE OBSERVER, il settimanale del quotidiano The Guardian, titola «Con l’Africa che cresce, l’Europa perde presa sulla base cattolica», evidenziando come, ormai, «il cattolicesimo europeo sia sotto minaccia» e il fatto che «candidati africani o latinoamericani possano emergere, può rappresentare un momento storico per la Chiesa». E «un Papa nero», scrive ancora il foglio britannico, sulla scia di diverse culture africane secondo le quali «un uomo senza una donna, dopo una certa età, porta a sospetti e perdita di autorità», potrebbe spingere anche una «riforma non tradizionale» sul celibato sacerdotale. In Francia LES ECHOS torna sul gesto del Papa e titola «Benedetto XVI, un leader del XXI secolo?» osservando come, «in un’istituzione che si caratterizza necessariamente per il non adeguarsi al mondo secolare, l’annuncio di Benedetto XVI è forse una bella lezione di leadership». Di tono diverso l’analisi de LE MONDE, che in un articolo intitolato «Critiche e incomprensioni nella Chiesa cattolica» ricorda come, privatamente, «diversi religiosi, vescovi e cardinali restino sotto choc per la decisione, con la quale non concordano». In Germania diversi quotidiani sottolineano l’attesa di una Roma «gremita» per il «penultimo» Angelus del pontefice, mentre la BILD, titolando «Come procedere dopo Benedetto?», cita il parere di quattro vescovi tedeschi secondo i quali il successore dovrebbe essere «autentico» e «dal respiro internazionale». SPIEGEL ONLINE titola infine «Il Vaticano vuole eleggere il Papa» evidenziando la possibilità che il Conclave sia anticipato. In Spagna EL MUNDO si concentra sulle «sfide che attendono il nuovo Papa» citando, tra le principali, «l’ordinazione delle donne, la democrazia ecclesiale e il recupero della credibilità sociale» dopo lo scandalo pedofilia. EL PAIS torna invece sulla nomina di Ernst von Freyberg a capo dello Ior e in commento intitolato «L’ultima battaglia di Benedetto XVI», sottolinea come questa sia l’atto finale di «una guerra di potere portata fino al limite stesso delle dimissioni: la designazione di von Freyberg rivela come l’ultima decisione di Ratzinger sia stata togliere le chiavi della cassaforte vaticana al suo fraterno nemico Tarcisio Bertone». Oltreoceano, «Gli elettori studiano una rosa di candidati» è il titolo con cui il NEW YORK TIMES sottolinea come i membri del Conclave stiano «silenziosamente» vagliando «da anni» i papabili, costruendosi opinioni che «potrebbero influenzare il processo molto intuitivo, spesso imprevedibile» della nomina del pontefice. Il WASHINGTON POST, in un lungo articolo, torna infine su Vatileaks evidenziando come i documenti «abbiano mostrato un Vaticano diviso e pieno di rivalità». E il nuovo Papa «erediterà una gerontocrazia ossessionata dalla politica italiana, disinteressata alla gestione delle attività di base e ostile alle riforme», conclude il foglio statunitense.

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