“Ho portato come gemma la sequenza di un film che consiglio perché ricco di scene e discorsi belli e commoventi: questa è una delle mie preferite”. Così si è espressa M. (classe quarta).
Riporto la frase del film tratto da “Novecento” di Alessandro Baricco: “Sapeva leggere Novecento, non i libri. Quelli sono buoni tutti. Sapeva leggere la gente, i segni che la gente si porta addosso, posti, rumori, odori. La loro terra, la loro storia, tutta scritta addosso. Lui leggeva e con cura infinita catalogava, sistemava, ordinava in quella immensa mappa che stava disegnandosi in testa. Il mondo magari non l’aveva visto mai, ma erano quasi trent’anni che il mondo passava su quella nave. Ed erano quasi trent’anni che lui su quella nave lo spiava. E gli rubava l’anima.” Novecento lo fa attraverso un pianoforte; a me piace farlo da dietro l’obiettivo di una macchina fotografica. Immortalare una persona sconosciuta, immaginarne la storia, i pensieri, le emozioni; farli miei, darne un’interpretazione personale. Non è detto che corrisponda alla verità, non è quello che conta.
Quando ho visto questo film ho pensato a tutte quelle persone che vivono chiuse dentro le loro case perchè hanno paura di quello che c’è fuori e anche se gli si apre la porta decidono di rimanere dentro. Ecco, anche se lui stava cogli altri alla fine ha deciso di rimanere da solo perchè aveva paura della vita che c’era fuori e anche perchè pensava che non ci sarebbe mai stato più nessuno come lei. Anche chi sta dietro una macchina fotografica spesso si nasconde dalla vita, la osserva ma non se ne vuole rendere partecipe attivamente. E’ una bella forma d’arte, ma pur sempre un pò distaccata.
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Non condivido. Non si limita ad osservarla. La interpreta, ne dà una lettura
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