
“Ho portato questo peluche: me l’ha comprato mia mamma quando avevo circa cinque anni perché quand’ero piccola andava a fare viaggi di lavoro. Mi ricordo che andava sempre a Piacenza e io piangevo tantissimo, sia che stesse via un giorno che stesse via un giorno solo. Di rientro da questi viaggi mi portava sempre qualcosa. Questo è l’unico oggetto che ho tenuto: non ci ho mai giocato, non ci ho mai fatto niente, neppure dormito, ma è sul comodino da quella volta. Mi ricorda il legame stretto che ho con mia mamma”.
Questa la gemma di L. (classe quarta). In questo momento sto scrivendo sul portatile al piano terra di casa mia. Ovunque volga gli occhi ci sono giocattoli di Mariasole: la scorsa settimana ha compiuto due anni e nuovi oggetti stanno abitando casa nostra. Mi chiedo quali si fisseranno nella sua memoria, di quali si porterà dietro un ricordo, ma è un’operazione senza senso… Nel contempo sto liberando alcuni armadi da oggetti che sono lì da anni senza mai essere stati utilizzati e senza alcun ancoraggio nella mia memoria o nei miei affetti. Un po’ mi fanno pena. Anche perché: non è che con le persone sia molto diverso, no?