Ha mostrato una foto G. (classe quarta) per iniziare a parlare della sua gemma: “E’ una rosa del 14 febbraio 2021, giorno di San Valentino e del terzo meseversario col mio attuale ragazzo. E’ la prima rosa che mi ha regalato; non so perché ci sia così affezionata, però quando l’ho tenuta in camera un mese mia mamma ha deciso di metterla in questo contenitore di vetro con delle piccole rose che profumano sotto. La tengo sul comodino e quando mi sento un po’ giù mi metto a guardarla, sia perché mi ricorda una bella giornata sia perché al mio ragazzo sono molto affezionata anche come persona non solo perché è il mio ragazzo. Non vorrei mai perderlo né da un punto di vista amoroso né come amico: lo voglio presente nella mia vita. Poi, dopo varie sollecitazioni, me ne ha regalate anche altre ma a questa resto particolarmente affezionata e spero rimanga integra il più a lungo possibile”.
Da ragazzo ho fatto l’animatore in Parrocchia e mi è capitato spesso di utilizzare dei racconti di Bruno Ferrero. Il primo suo libro che ho acquistato si intitola L’importante è la rosa e contiene questo racconto/aneddoto:
“Il poeta tedesco Rilke abitò per un certo periodo a Parigi. Per andare all’Università percorreva ogni giorno, in compagnia di una sua amica francese, una strada molto frequentata.
Un angolo di questa via era permanentemente occupato da una mendicante che chiedeva l’elemosina ai passanti. La donna sedeva sempre allo stesso posto, immobile come una statua, con la mano tesa e gli occhi fissi al suolo. Rilke non le dava mai nulla, mentre la sua compagna le donava spesso qualche moneta.
Un giorno la giovane francese, meravigliata domandò al poeta: «Ma perché non dai mai nulla a quella poveretta?».
«Dovremmo regalare qualcosa al suo cuore, non alle sue mani», rispose il poeta.
Il giorno dopo, Rilke arrivò con una splendida rosa appena sbocciata, la depose nella mano della mendicante e fece l’atto di andarsene. Allora accadde qualcosa d’inatteso: la mendicante alzò gli occhi, guardò il poeta, si sollevò a stento da terra, prese la mano dell’uomo e la baciò. Poi se ne andò stringendo la rosa al seno.
Per una intera settimana nessuno la vide più. Ma otto giorni dopo, la mendicante era di nuovo seduta nel solito angolo della via. Silenziosa e immobile come sempre.
«Di che cosa avrà vissuto in tutti questi giorni in cui non ha ricevuto nulla?», chiese la giovane francese.
«Della rosa», rispose il poeta.”
La pagina del libricino si chiude poi con le parole di Antoine de Saint-Exupéry: «Esiste un solo problema, uno solo sulla terra. Come ridare all’umanità un significato spirituale, suscitare un’inquietudine dello spirito. E’ necessario che l’umanità venga irrorata dall’alto e scenda su di lei qualcosa che assomigli a un canto gregoriano. Vedete, non si può continuare a vivere occupandosi soltanto di frigoriferi, politica, bilanci e parole crociate. Non è possibile andare avanti così».
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