I tempi non sono più quelli di una volta. I figli non seguono più i genitori. (Papiro egizio, 3000 a.C.)
Questa gioventù è guasta fino al midollo; è cattiva, irreligiosa e pigra. Non sarà mai come la gioventù di una volta. Non riuscirà a conservare la nostra cultura. (frammento babilonese di argilla, 1000 a.C.)
Non nutro più alcuna speranza per il futuro se deve dipendere dalla gioventù superficiale di oggi, perché questa gioventù è senza dubbio insopportabile, irriguardosa e saputa. Quando ero ancora giovane mi sono state insegnate le buone maniere ed il rispetto per i genitori: la gioventù di oggi invece vuole sempre dire la sua ed è sfacciata.” (Esiodo, 700 a.C.)
Una tempesta terribile si abbatté sul mare. Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l’acqua si placò e si ritirò. Ma la spiaggia era una distesa di fango in cui si contorcevano migliaia e migliaia di stelle marine. Erano tante che la spiaggia sembrava colorata di rosa. Il fenomeno richiamò molta gente da tutte le parti della costa. Arrivarono anche delle troupe televisive per filmare lo strano fenomeno. Le stelle marine stavano morendo. Tra la gente, tenuto per mano dal papà, c’era anche un bambino che fissava con gli occhi pieni di tristezza le piccole stelle di mare. Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente. All’improvviso il bambino lasciò la mano del papà, si tolse le scarpe e le calze e corse sulla spiaggia. Si chinò, raccolse con le piccole mani tre piccole stelle del mare e, sempre correndo, le portò nell’acqua. Poi tornò indietro e ripeté l’operazione. Dalla balaustra di cemento, un uomo lo chiamò: “Ma che fai, ragazzino?”.
“Ributto in mare le stelle marine. Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia”, rispose il bambino senza smettere di correre.
“Ma ci sono migliaia di stelle marine su questa spiaggia: non puoi certo salvarle tutte. Sono troppe”, gridò l’uomo. “E questo succede su centinaia di altre spiagge lungo la costa! Non puoi cambiare le cose!”.
Il bambino sorrise, si chinò a raccogliere un’altra stella di mare e gettandola in acqua rispose: “Ho cambiato le cose per questa qui”. L’uomo rimase un attimo in silenzio, poi si chinò, si tolse scarpe e calze e scese in spiaggia. Cominciò a raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua. Un istante dopo scesero due ragazze, ed erano in quattro a buttare stelle marine nell’acqua. Qualche minuto dopo erano in 50, poi 100, 200 persone che buttavano stelle di mare nell’acqua. Così furono salvate tutte.
da Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole, Elledici 1998
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