Riporto la prima parte dell’articolo del giornalista austriaco Gerhard Mumelter per Internazionale. La seconda parte tocca la politica italiana e non mi interessava riportarla qui.
“Trovo tranquillizzante quello che è successo l’11 febbraio a Roma. Che una delle personalità più potenti del mondo possa congedarsi senza emozione visibile con una breve dichiarazione in latino, cogliendo di sorpresa tutta la stampa mondiale, è un fatto singolare e simpatico.
Il fatto che in una società in cui fingere efficienza è un’abitudine diffusa, qualcuno riconosca di non avere più le forze necessarie per guidare un’istituzione affidatagli è un avvenimento raro e di forte valore simbolico. Un gesto innovativo e nobile che cancella molte perplessità dell’opinione pubblica sul pontificato di Benedetto XVI. Immaginarsi un papa in pensione finora era un assoluto tabù. Il brevissimo discorso del papa ci ha fatto tornare in mente la famosissima scena del film Habemus papam di Nanni Moretti. Ma non c’erano espressioni esterrefatte, nessuna ombra di panico o disperazione nelle facce dei cardinali. Si sapeva che Joseph Ratzinger non avrebbe mai voluto fare il papa e sognava ritirarsi per dedicarsi ai suoi libri. Si è piegato alla volontà del conclave per spirito di servizio. E ha chiuso il suo pontificato con uno dei gesti più forti e inattesi nella lunga storia della chiesa. Perché riconoscere la propria debolezza e stanchezza è un fatto proibito e anticonvenzionale nella società del carrierismo, in cui fingersi forti, efficienti e invincibili è una moda dilagante.”

