Gemma n° 2113

“Ho scelto la canzone Canzoni alla radio degli Stadio perché è una canzone che mi ricorda la mia infanzia: era la canzone che cantavo sempre in macchina con mio papà e che ancora cantiamo. Lui mi prende sempre in giro dicendomi che quando ero piccola volevo sempre mettere quella canzone ma ora è lui che ogni volta che siamo assieme si diverte a cantare e a ballare con me in macchina o per strada diverse canzoni.
Ha un significato molto profondo questa canzone perché rappresenta il rapporto fantastico e molto stretto che ho da sempre con mio papà, che è e sempre sarà l’uomo più fantastico ed importante della mia vita.
Ho scelto poi questo video in particolare perché è l’esibizione a Sanremo del 1986, quindi quando mio papà aveva 16 anni e lui aveva scoperto questa canzone in quel periodo quindi quando aveva la mia stessa età. E questo accresce il nostro legame con questa canzone” (M. classe quarta).

Gemma n° 2112

“Ho portato una foto degli ultimi giorni di scuola dell’anno scorso, subito dopo essere state bagnate dalle quinte; è una delle poche foto in cui siamo tutte insieme. Non mi sono mai trovata molto bene in una classe, in un gruppo, fin da piccola; invece loro, sin da quando sono arrivata, mi hanno subito inclusa, a partire da E., che conoscevo già e con la quale è stato bello ritrovarsi. Come rido con loro non rido con nessuno, voglio a ognuna di loro un bene dell’anima, ci sono sempre” (K. classe terza).

Gemma n° 2111

“Ho scelto un’immagine molto semplice ma che per me ha un grande significato: un tramonto. Sin da quando sono bambina ho sempre amato i tramonti, in generale il cielo, le stelle e l’astronomia. Questa foto l’ho scattata una sera di luglio mi ricordo che ero seduta sullo sdraio in giardino ed ero rimasta incantata da questo tramonto. Riguardando questa foto mi vengono in mente anche tutti i bei momenti che ho passato quell’estate” (G. classe terza).

Gemma n° 2110

“Per la gemma di quest’anno ho scelto un libro intitolato Siddharta, di Herman Hesse, che ho letto quest’estate. In generale, Hesse ama scrivere di grandi personaggi che nel corso della storia si imparano a conoscere e trovano se stessi, spesso senza farlo apposta. In particolare ho deciso di leggere uno dei passi più significativi, che secondo me riassume perfettamente tutto ciò che lo scrittore vuole comunicare tramite il suo breve romanzo. 
Siddharta si rivolge all’amico Govinda, parlando della ricerca e di come cercare non significhi sempre trovare.
Disse Siddharta: “Che cosa dovrei mai dirti, io, o venerabile? Forse questo, che tu cerchi troppo? Che tu non pervieni a trovare per il troppo cercare?”
“Come dunque?” Chiese Govinda.
“Quando qualcuno cerca,” rispose Siddharta, “allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori da quella che cerca, e che egli non riesca a trovare nulla, non possa assorbire nulla in sé, perché pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché è posseduto dal suo scopo. Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare significa: esser libero, restare aperto, non avere scopo. Tu, venerabile, sei forse di fatto uno che cerca, poiché, perseguendo il tuo scopo, non vedi tante cose che ti stanno davanti agli occhi.”
Siamo talmente impegnati nella nostra estenuante ricerca che spesso, alla fine, rimaniamo a mani vuote, non perché non abbiamo trovato l’oggetto della ricerca, ma proprio perché non siamo stati abbastanza liberi e abbastanza aperti da lasciare che altre cose che ci sembravano meno importanti venissero a noi. Abbiamo gli occhi talmente puntati su una cosa sola, sullo scopo, sull’obiettivo, che il nostro sguardo non cade sul resto. Il “resto” non ci interessa, è sempre lì davanti agli occhi, pare scontato. Il punto è che spesso il “resto” ci sembra avere meno valore, crediamo che non ci possa dare quanto lo farebbe lo scopo della ricerca. Però nel “resto”, si può celare l’occasione della vita, un’esperienza indimenticabile, una persona che ci sappia voler del bene: il “resto”, a cui non diamo peso o valore, potrebbe essere anche l’obiettivo stesso.
Riconosco il fatto che il mio pensiero possa essere un concetto difficile da capire, ma a volte sono spaventata dal fatto di essere capace solamente di cercare e non di trovare” (E. classe terza).

Gemma n° 2109

“Quest’anno ho deciso di portare come gemma questa foto in quanto lo sport che pratico, il pattinaggio, a partire da quest’anno ha assunto un significato diverso e ancora più importante perché dopo più di 10 anni che lo pratico, in pista non sono più dall’altro lato come allieva ma come co-insegnante.
Durante le lezioni, c’è una bambina che si chiama S., è una bambina molto volenterosa e molto tenace, è sempre pronta ad imparare senza avere paura di sbagliare e di non riuscire a fare gli esercizi proposti durante lo svolgimento del corso. 
Mi ricorda me quando ero più piccola, che ero sempre pronta a voler fare gli esercizi che gli insegnanti proponevano durante l’ora ed è soddisfacente sapere che ad oggi ci siano ancora bambini e bambine che abbiano così tanta voglia di imparare e di mettersi in gioco.
Oltre a riconoscere la responsabilità che ho nei confronti degli allievi più piccoli mi rende orgogliosa e felice poter insegnare tutto ciò che ho appreso negli anni (con grande sforzo e duro lavoro) trasmettendo le stesse emozioni che provo ogni volta che mi metto i pattini e metto piede in pista dedicandomi completamente a quello che faccio, sentendomi libera e spensierata come se in quegli istanti fossi in un mondo parallelo e un’altra me stessa” (V. classe quarta).

Gemma n° 2108

“Quest’anno, a differenza dello scorso, ho voluto portare una gemma felice e negli ultimi 11 mesi la mia felicità è stata lui.
Questa foto è molto significativa per me perché, dopo due anni di covid, eravamo finalmente tornati in presenza e ciò ha significato tornare compagni di banco. Lo siamo sempre stati, sin dalla prima, ma dopo pochi mesi è scoppiata la pandemia che ci ha divisi, ma questo non ha fermato la nostra amicizia.
Lo smile sul dorso della mano è un dispetto che gli facevo, ma che è poi diventato il simbolo del nostro rapporto. Lo scorso dicembre ha iniziato a cambiare tutto, sono entrati in gioco i sentimenti e ora stiamo felicemente insieme.
È stato un anno molto difficile per me, dopo 13 anni il mio inconscio ha deciso di risbattermi in faccia il trauma della morte di mia mamma.
Lui, però, ha fatto tanti piccoli gesti per strapparmi il sorriso, tra cui portare una commovente gemma su di noi (la gemma n°2046), venire con me al concerto di Irama (nonostante non gli piaccia) e accordarsi con mio papà per farmi una sorpresa portandomi al cinema.
Quando sono con lui mi sento protetta e tutti i miei problemi spariscono. Vada come vada gli sarò sempre grata per tutto e rimarrà sempre il mio primo vero grande amore” (G. classe quarta).

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