“La domanda cruciale diventa: come ridire la fede nel quadro di una rottura e di un inceppamento della memoria tradizionale? Da questo punto di vista, sarebbe utile imparare dagli ebrei, che hanno saputo custodire la memoria dei padri, di generazione in generazione. Penso sia indispensabile educare a una grammatica umana, in cui si innesti la fede: un’operazione che tenga presente come i contenuti, nel messaggio cristiano, sono importanti quanto lo stile con cui vengono proposti. Ecco, dunque, la necessità di un esame di coscienza sulla nostra creatività ecclesiale, sullo stile, appunto. La Chiesa, in effetti, vive troppo su posizioni difensive, da “cittadella assediata”, e non possiede l’audacia del dialogo con l’uomo d’oggi! Occorre elaborare un’istanza narrativa, prima di una proposta morale…, perché la Chiesa deve avere maggiore fiducia nell’uomo, che è sempre immagine di Dio, anche se è non cristiano… Con un’immagine biblica, vorrei dire che noi cristiani facciamo parte di Sodoma, non siamo posizionati su di un’altura che guarda in basso la città di Sodoma!” (Enzo Bianchi)

