Gemma n° 1775


“Ho portato questa canzone perché come persona sono abbastanza emotiva anche se non lo do a vedere. Sabato questa canzone mi ha aiutato mentre tornavo a casa perché dovevo vedermi con un mio amico: ero molto in ansia perché entrambi dovevamo parlare dei nostri traumi, solo che io ancora non ce la faccio a parlarne apertamente. Mentre ascoltavo il brano pensavo: e se dopo che gli ho parlato cambia qualcosa? se non oggi, magari in futuro? e se si incrina qualcosa? se mi guarda con occhi diversi? Alla fine abbiamo evitato il discorso ed è stato un bel pomeriggio. Questa canzone quindi un po’ la dedico a lui: non ci conosciamo dalla prima elementare ma dal primo anno delle superiori e penso sia una delle persone che mi conosce meglio insieme alla nonna e alla mia migliore amica. Ma il pezzo lo dedico anche alla nonna perché l’anno scorso non mi vedeva quasi mai ridere: erano più le giornate in cui mi alzavo piangendo o di malumore che quelle in cui ero felice e quando mi vedeva sorridere mi diceva “Oddio, un sorriso! Un miraggio!”. L’estate l’ho passata quasi tutta andando a dormire piangendo e passando nello stesso modo la notte per colpa di persone che ora come ora penso non si meritino nemmeno la metà delle lacrime che ho versato. La canzone la dedico infine anche a me perché mi ha aiutato a crescere, a capire quali siano le persone che ho bisogno di tenere nella mia vita e quali ho bisogno di allontanare da me: riesce a esternare quello che io non riesco a dire.”

Pastello bianco dei Pinguini tattici nucleari è stata la gemma di S. (classe quinta). Non so quanti di coloro che leggono queste righe si metteranno ad ascoltare la canzone; allora ne riporto alcuni passaggi per comprendere quanto si adatta perfettamente a essere la colonna sonora dei pensieri di S. “E se m’hai visto piangere sappi che era un’illusione ottica, stavo solo togliendo il mare dai miei occhi perché ogni tanto per andare avanti sai, bisogna lasciar perdere i vecchi ricordi […] Mi chiedi come sto e non te lo dirò: il nostro vecchio gioco era di non parlare mai come due serial killer interrogati all’FBI. I tuoi segreti poi a chi li racconterai? […] E scrivevo tutti i miei segreti col pastello bianco sul diario, speravo che venissi a colorarli e ti giuro, sto ancora aspettando. E se m’hai visto ridere sappi che era neve nel deserto”. La canzone si conclude con un augurio che va benissimo con la seconda parte della gemma di S.: “E ti auguro il meglio, i cieli stellati, le notti migliori”. Concludo con una frase di un compositore che amo, Leonard Cohen “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce”. Buona luce S.!

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