Voci dal Buddhismo

Qualche settimana fa avevo dato notizia dell’incontro tra gli esponenti delle diverse religioni di Assisi. Una delle partecipanti è Mae Che Sansanee Sathirasuta, direttrice del Centro Sathira-Dhammasthan, e condivide le sue riflessioni su come costruire una pace “sostenibile”.

“Durante il viaggio, ho visto leader di tutte le religioni scambiarsi opinioni. Ciascuno sembrava deciso a portare pace al mondo. Ma le buone intenzioni non sono sufficienti. Dobbiamo imparare a vivere insieme in armonia, fra persone di fedi diverse, senza essere troppo fieri di noi stessi. Non dobbiamo dividerci in base a razza, classe o lingua. Non dobbiamo dare fastidio a nessuno. Non dobbiamo odiare nessuno. Dobbiamo rispettare gli altri con umiltà ed essere pronti a imparare l’amicizia e la dignità, che porteranno alla vera libertà. Sono sicura che il meeting di Assisi aprirà un sentiero per tutti coloro che vi hanno partecipato, e in particolare per quelli che vi si sono recati dalla Thailandia, per dare grande valore al dialogo fra i fedeli di fedi diverse. Invitati a condividere ciò in cui crediamo con gli altri, lo faremo senza pregiudizi o sospetti, con lo scopo comune di portare pace a questo mondo”.

Intanto hanno fatto il giro del mondo le immagini della monaca buddhista che si è data fuoco. Su Asianews leggo:

I monaci buddisti che si sono auto-immolati con il fuoco per protestare contro il dominiomonaca-tibetana_290x435.jpg cinese in Tibet “hanno una fede molto forte, questo è chiaro. Ma non possiamo sapere quali siano i percorsi che li hanno portati a gesti così estremi, gesti su cui persino il Dalai Lama ha espresso tante riserve. Le loro anime erano mosse dal desiderio di libertà, e sono tutti morti invocando il nostro leader spirituale. La situazione, per loro, è davvero dura”. Lo dice ad AsiaNews il lama geshe Gedun Tharchin, che da anni studia i Cinque grandi trattati del buddismo. Il lama, profondo conoscitore della fede buddista, sottolinea: “Per la nostra religione ogni vita è sacra, e uccidersi è un danno enorme per l’anima. Ma chi vive in Tibet ha fame di libertà, soprattutto religiosa: una fame che sta attraversando tutta la Cina. E il governo è sicuramente molto duro con loro: ho visto i video delle immolazioni apparsi sulla Rete negli scorsi giorni, e non sono riuscito a provare altro che compassione per queste persone”. I video ritraggono sia gli ultimi istanti della vita di Palden Choetso, l’unica donna fra gli 11 monaci che si sono uccisi negli ultimi 3 mesi, che quelli di un altro monaco per ora non identificato. Nei giorni scorsi, intervistato dalla Bbc, il Dalai Lama ha riaffermato ancora una volta che questo metodo di protesta non potrà aiutare più di tanto la causa tibetana e soprattutto danneggia il karma dei monaci morti: “Molti tibetani sacrificano le loro vite: ci vuole coraggio, molto coraggio. Ma con quali effetti? Il coraggio da solo non basta. Occorre usare giudizio e saggezza”. Subito dopo, però, il leader del buddismo tibetano ha aggiunto: “Nessuno sa quante persone vengono uccise e torturate, ovvero muoiono per torture. Nessuno lo sa, ma molta gente soffre. Con quali effetti? I cinesi rispondono con più forza”. Una fonte tibetana (anonima per motivi di sicurezza) spiega ad AsiaNews: “Le rivolte nel mondo arabo, l’avvento di internet, la repressione che peggiora di anno in anno. Questi sono i motivi che spingono tante persone a cercare gesti estremi contro la Cina. Voi vedete le auto-immolazioni perché fanno impressione, ma esistono moltissimi tibetani che fanno scelte altrettanto forti, anche se meno spettacolari. Anche andare in galera, condannati magari a 10 anni, per aver espresso un’opinione è una forma di sacrificio. L’Occidente si parla addosso, ma non capisce. Non capite cosa vuol dire vivere senza la possibilità di decidere nulla della propria vita. C’è il problema della libertà religiosa negata, che per noi è un sacrilegio, ma anche quello del lavoro che non c’è e della società in mano a cinesi di etnia han. L’economia non esiste e qualunque cosa decida il Partito per noi è legge. Così non possiamo andare avanti: siamo sempre di meno, ma intenzionati a combattere fino alla fine”.

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