Fuori dal dimenticatoio

Per non dimenticare quanto successo nel 2008. Prendo da Asianews.

Pechino (AsiaNews/Rfa) – A tre anni dallo scandalo del latte in polvere alla melamina,news35998.jpg centinaia di bambini rimangono affetti da malattie ai reni. Test pagati in privato – dato che il governo vieta agli ospedali di aiutare le famiglie delle vittime – mostrano che i bambini presentano calcoli ai reni e molti di essi hanno sangue nelle urine. Zhao Lianhai, papà di uno dei 300 mila bambini colpiti dal latte alla melamina, ha lanciato una campagna per sottomettere i piccoli a nuovi test per vedere il decorso della malattia. Lo scandalo è scoppiato nel 2008, quando si è scoperto che il latte in polvere per l’infanzia di diverse ditte venditrici conteneva un alto tasso di melamina, usato per innalzare il livello di azoto presente nel latte, facendo credere che esso è ricco di proteine. A causa del suo uso, sette bambini sono morti e altri 300 mila sono rimati affetti da calcoli ai reni. Il governo ha arrestato Zhao Lianhai condannandolo a due anni e mezzo di prigione per “disturbo dell’ordine pubblico” e lo ha rilasciato solo lo scorso novembre per problemi medici. Le autorità hanno anche proibito a ospedali, medici e avvocati di farsi paladini delle richieste di risarcimento dei genitori. L’associazione dei genitori, con a capo Zhao Lianhai, ha raccolto donazioni per 100mila yuan (circa 10mila euro) e con questi soldi ha iniziato a compiere test medici sui bambini malati. La madre di un bambino di Lushan (Sichuan) ha detto che il suo piccolo ha iniziato ad avere sangue nelle urine; un altro ha dichiarato che suo figlioletto ha molti calcoli a entrambi i reni; un altro piccolo continua da tre anni ad avere acidità nelle urine, con due piccoli calcoli ai reni. “I medici – essi affermano – ci dicono che non vi sono trattamenti per migliorare la loro salute”. Dopo lo scoppio dello scandalo, Pechino ha arrestato 21 persone. Due di esse sono state condannate a morte. Il governo afferma che tutto il latte alla melamina è stato distrutto, ma ogni tanto emergono notizie di prodotti ancora inquinati.

Ti do la musica, mi leggo il tuo hard-disk…

La cosa mi inquieta e non poco. Prendo da Avvenire questo articolo di Gigio Rancilio.

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È l’uovo di Colombo. Un’idea da vecchia politica applicata al futuro e alla generazione digitale. Un bel condono tombale sui pirati musicali che scaricano canzoni illegalmente da Internet. Il tutto a un prezzo molto vantaggioso: 24,99 dollari a testa, fino a un massimo di 25mila brani. Meno di un dollaro ogni mille canzoni pirata. Prima di inorridire, è meglio che sappiate che la pirateria sta davvero uccidendo la musica. In Europa un utente di Internet su quattro scarica canzoni illegalmente. In Brasile e in Spagna la percentuale schizza al 44 e 45%. Secondo i discografici, entro il 2015, la pirateria avrà mangiato 1,2 milioni di posti di lavoro nell’industria musicale, creando perdite pari a 240 miliardi di dollari. Di contro tutti (o quasi) sanno che il futuro della musica è online. A scommetterci sono tanti. Al punto che i servizi che offrono musica legale su Internet nel 2004 erano meno di 60 e oggi sono oltre 400. Il più forte è indubbiamente iTunes di Apple che l’anno scorso ha festeggiato i 10 miliardi di brani venduti via Internet in meno di otto anni. Partendo da questi dati, Apple e industria musicale hanno capito che l’unica strada per sconfiggere la pirateria è di renderla svantaggiosa economicamente. Ecco nata la nuova rivoluzione Apple che si chiama iTunes Match ed è di fatto un condono ai pirati musicali. Il suo funzionamento è semplice quanto un po’ inquietante. Abbonandosi al servizio per meno di 25 dollari l’anno – per ora funziona solo negli Stati Uniti – Apple mette a disposizione su un server remoto («<+corsivo>iCloud<+tondo>», l’ormai celebre “nuvola”) uno spazio dove immagazzinare tutta la musica che amiamo, rendendola disponibile per ogni computer, telefonino o lettore mp3 che abbiamo o che avremo. Di servizi così ne esistono a decine, in ogni parte del mondo. Quello di Apple, però, ha 20milioni di canzoni e soprattutto una servizio in più. Si offre da solo e automaticamente di mettere a posto e di rendere legali tutti i brani salvati (legalmente o illegalmente) nella nostra libreria musicale, sino a un massimo di 25mila. In pratica, quando ci si collega via Internet a iTunes Match, un programma legge il nostro hard disk (e qui la cosa si fa per certi versi spinosa) e scova i brani di pessima qualità e/o illegali che abbiamo salvato, sostituendoli in automatico con le stesse canzoni ma legali e di ottima qualità. Ovviamente Apple si impegna a non divulgare ai discografici o a terzi le notizie di eventuali crimini trovati. E al contempo ha promesso all’industria musicale di dividere con lei una bella fetta di questi abbonamenti. I quali, in prospettiva, possono diventare dei grandi alleati dell’industria. Facciamo un banale esempio: appena iTunes Match saprà che sta uscendo il nuovo album di un certo artista, avvertirà via computer tutti gli utenti nel mondo che hanno da uno a più brani di quell’artista salvati sulle loro nuvolette. In questo modo, il cosiddetto marketing mirato diventerà facilissimo. E tutti, una volta di più, saremo schedati nei nostri gusti e nei nostri comportamenti. In America è già un successo. Al punto che, come riporta Punto Informatico, «a poche ore dal suo debutto i server del servizio cloud sono stati sotto pressione tanto da costringere Apple a bloccare temporaneamente (per qualche ora) le nuove iscrizioni».

Muri

In quinta stiamo vedendo il film Quando sei nato non puoi più nasconderti, che è tratto da un libro. Ecco la breve intervista all’autrice Maria Pace Ottieri.

 

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