Oggi mi stavo chiedendo se pubblicare qualcosa sulla festa del lavoro. Molti post su fb fanno riferimento al fatto di quanto sia inutile festeggiare qualcosa che in realtà sta sparendo o si sta di certo complicando. Dolgono al cuore le notizie di persone che si suicidano perché senza lavoro o per problemi economici divenuti insormontabili. Certo è che sta salendo il numero di coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese, stanno aumentando i poveri. E mentre riflettevo su questo mi sono imbattuto in un racconto e mi è sembrato di percepire un grido silenzioso da parte dei vecchi e nuovi poveri che chiedono di non essere dimenticati, di non essere rimossi dagli occhi e dalle coscienze.
“Una volta Levi Isacco fu invitato a una riunione di una comunità e gli dissero: «Vogliamo che da ora in poi i poveri non mendichino più alla soglia della casa, ma che venga messo un bossolo e tutti gli abbienti vi depongano del denaro, ciascuno secondo le proprie sostanze, e con questo si provveda ai bisogni». Udita questa proposta rabbi Levi disse: «Fratelli miei spero che il bossolo per l’elemosina non sia un modo per non guardare i poveri negli occhi»” (M. Buber, I racconti dei Chassidim, Mondadori).

