Com’è la vita di un cistercense oggi? Risponde padre Cesare Falletti del monastero Dominus tecum di Pra ‘d Mill:
“Di ragazzi qui ne vengono molti. E possiamo dir loro che la vita monastica ha due aspetti. Ce n’è uno
storico, vale a dire che nel corso dei secoli possono cambiare le condizioni di vita: nel medioevo si viveva in un modo, noi viviamo in un altro. Ma c’è anche qualcosa di essenziale che non cambia, ed è questa “trilogia”: una vita di preghiera personale e comunitaria (e di silenzio), di lavoro umile e manuale e di comunione fraterna (vivere insieme, servirsi a vicenda). Ma, molto semplicemente, ai ragazzi di oggi e di sempre si può anche dire che Dio c’è, e se c’è si può vivere per lui. E’ una vita che non ha senso se Dio non c’è, questo è chiaro. Mentre altre vite hanno almeno una ragione sociale (insegnare, educare, curare i malati), la vita monastica non ce l’ha…
Noi diciamo sempre ora, labora, lege et ama, e cioé aggiungiamo la lectio divina e l’amore fraterno nella vita comunitaria. Ma c’è di più: quell’ora et labora per noi è e rimane “prega lavorando”, e “lavora pregando”. L’attenzione alla presenza di Dio deve pervadere tutto.
C’è la famosa questione se i monaci sono utili. Dato che oggi utile significa efficace, allora i monaci sono inutili. Se invece utile vuol dire che Dio esiste e quindi stargli davanti ne vale la pena, solidali con tutti gli uomini, perché ogni persona è responsabile del mondo intero, ecco, il monachesimo è uno stare davanti a Dio portando l’uomo”.

