Prendersi cura, sentire i dolori degli altri come dolori propri, fare un pezzo di strada con l’altro nel senso di condividerne le sorti, le avventure fino a provare le stesse emozioni, o quantomeno intuirle.
Mi sono venuti in mente due personaggi biblici ascoltando la canzone “Luce” cantata da Fiorella Mannoia e scritta da Luca Barbarossa: il samaritano che si preoccupa in maniera sovrabbondante del malcapitato che incontra per strada (“Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.” Lc 10, 33-35) e il giovane ricco (“Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».” Mt 16, 20-21). Quello che fa Gesù è evidenziare due modi di essere in sintonia con gli altri per riuscire a sentire come propri i figli degli altri, le loro ferite come il proprio dolore, la loro terra come la propria perché ogni vita merita amore. “Fa’ che non sia una follia credere ancora nelle persone… fa’ che non si perda tutto questo amore”.
Non c’è figlio che non sia mio figlio, né ferita di cui non sento il dolore,
non c’è terra che non sia la mia terra e non c’è vita che non meriti amore.
Mi commuovono ancora i sorrisi e le stelle nelle notti d’estate,
i silenzi della gente che parte e tutte queste strade.
Fa’ che non sia soltanto mia questa illusione
fa’ che non sia una follia credere ancora nelle persone.
Luce, luce dei miei occhi dove sei finita, lascia che ti guardi, dolce margherita.
Prendi la tua strada e cerca le parole, fa’ che non si perda tutto questo amore, tutto questo amore.
Non c’è voce che non sia la mia voce, né ingiustizia di cui non porto l’offesa,
non c’è pace che non sia la mia pace e non c’è guerra che non abbia una scusa,
non c’è figlio che non sia mio figlio, né speranza di cui non sento il calore,
non c’è rotta che non abbia una stella e non c’è amore che non invochi amore.
Luce, luce dei miei occhi vestiti di seta, lascia che ti guardi, dolce margherita.
Prendi la tua strada e cerca le parole, fa’ che non si perda tutto questo amore.
Luce, luce dei miei occhi dove sei finita, lascia che ti guardi, dolce margherita.
Prendi la tua strada e cerca le parole, fa’ che non si perda tutto questo amore, tutto questo amore.
