Gemma n° 1896

“Ho portato una foto: ci siamo io, mia sorella e mio nonno. Siamo a casa del nonno, su questa collina da cui si può vedere tutto il Friuli. In questo posto mi sento libera, mi siedo e non penso a nulla. Ci sono anche due generazioni a confronto: quando ci sediamo con il nonno e lui inizia a raccontare la sua storia, la sua vita, lo ascoltiamo sempre volentieri e ci permette di dare anche alle nostre esperienze altri significati”.

Quelle di A. (classe terza) sono parole e immagini che sanno proprio di Friuli per chi, come me, in questa terra ci è nato e ci è cresciuto, per chi questa terra la ama profondamente. Prendo le parole friulane di Celso Macor da una pubblicazione curata dal collega Gabriele Zanello:
Svualâ senza slaifs
tun zîl diliberât da rimis
e da pauris
cun pinsîrs a slàs, come ch’a’ vegnin
e si fermin culì come zïuladis di anima
tal sburît dal timp.
Volare senza freni / in un cielo liberato da rime / e da paure / con pensieri in disordine, / così come vengono / e si fermano qui come grida di anima / nel precipitare del tempo.
(da Svualâ senza slaifs, 2018, Società filologica friulana)

Gemma n° 1895

“Questa borsa ce la siamo scambiata all’interno della classe delle medie, alla fine di un percorso importante. Anche se a causa del Covid tante cose non le abbiamo potute fare, eravamo una classe unita, non solo come compagni di classe ma anche come amici; abbiamo fatto diverse uscite e ancora ci scriviamo e ci troviamo. Questa borsa è un ricordo di quei tre anni e abbiamo scritto “Dalle capre della 3^A” perché la nostra professoressa di lettere ci chiamava sempre capre: questo è un ricordo anche di lei, una prof amata da tutti”.

Ho giocato a calcio, a basket e a pallavolo, tutti sport di squadra. Un ex allenatore di basket NBA, molto vincente tra Chicago e Los Angeles, Phil Jackson, ha detto delle parole che commentano bene la gemma di E. (classe prima): “La forza della squadra è ogni singolo membro. La forza di ogni membro è la squadra.”

Gemma n° 1894

“Ho portato questo braccialetto che è anche un regalo. L’avevo preso per mia nonna, ad una gita scolastica a Padova perché a lei piaceva tanto il rosa confetto. Glielo avevo portato e lei lo metteva sempre su, anche nell’ultimo periodo in cui era tanto magra e pertanto le scappava. Quando è morta l’ho tenuto io e ogni sera lo tengo sotto il cuscino.”

Della gemma proposta da F. (classe prima) voglio soffermarmi sull’ultima parte, il posto dove conserva il braccialetto: sotto il cuscino. Immagino che ci appoggi sopra la testa e mi piace pensare che sia un po’ come appoggiarla sopra le gambe della nonna a prendersi una coccola, a lasciare che mani rugose intreccino giovani capelli a stringere nodi tra generazioni impossibili da sciogliere.

Gemma n° 1892

“L’8 luglio mi stavo facendo la doccia e stavo ascoltando Ariete. Mi hanno colpito le parole Mi parli dei drammi a casa e di tuo padre che vuole scappare, mi dici che hai paura e che non sai quanto può continuare. Essere giovani fa schifo e non poter decidere fa tanto male, essere giovani non fa per me, non fa per me. Mi è venuto da pensare a quello che ho passato e ho realizzato che a quel punto lì, dopo tanto tempo, ero finalmente felice, serena. In salotto c’erano due mie amiche, eravamo insieme a Lignano: io sono arrivata piangendo e ho detto Ragazze, venite qua: Ariete ha detto una cosa… e volevo dirvi grazie perché senza di voi non ce l’avrei mai fatta e se sono qui adesso e se sono felice adesso è grazie a voi che siete sempre state con me a supportarmi in qualsiasi momento. Lì è partito un abbraccio di gruppo e un piantino. Questa data quindi è molto importante perché ho realizzato di essere felice dopo tanto e mi ricorda che, anche se dopo ho avuto altri periodi difficili, so che posso tornare ad essere felice, che c’è speranza”.

A. (classe quinta) ha portato una data come gemma. Ora, mentre scrivo, mi sono focalizzato sulle sue ultime parole e ho sentito arrivare da lontano, dal 2001, una canzone che ho molto ascoltato e che mi porta ad una spiaggia, ad una calda ma non torrida luce del tramonto di fine giugno (giornate lunghissime), ad una brezza sulla pelle e tra i capelli, ad uno sguardo fisso sulle onde… le vent nous portera

Gemma n° 1891

“La gemma che ho voluto portare quest’oggi è questa vecchia fotocamera che mi è stata regalata da una persona che adesso c’è ancora fisicamente ma purtroppo non mentalmente: mia nonna, che da qualche anno è affetta da una gravissima forma di Alzheimer. Ho usato questa fotocamera veramente tanto, ne ha passate di cotte e di crude: quando ha smesso di funzionare mi sono molto rattristato perché ho pensato a chi me l’aveva regalata. Adesso è stata sostituita da un’altra, però i ricordi che ho su questa e le foto che conservo ancora sono per me veramente importantissime”.
Isabel Allende ha scritto delle parole che vedo ben adattarsi alla gemma di L. (classe seconda): “L’essenziale è spesso invisibile; è solo il cuore, e non l’occhio, a poterlo cogliere, ma la macchina fotografica a volte sfiora tracce di quella sostanza.”

Gemma n° 1890

“Ho portato una serie di foto che ho scattato durante le ultime vacanze di Natale quando sono andata a trovare i miei parenti in Puglia. E’ una cosa importantissima per me, ci vado 2-3 volte all’anno e sono momenti bellissimi a cui tengo tanto e che aspetto con ansia per tutto l’anno. Ho visitato Castel del Monte e Matera, una città che volevo visitare fin da piccola. Inoltre amo fotografare. Di qui la gemma.”

V. (classe quarta) ha portato una gemma che ha il profumo delle radici. Sì, lo so che sono i fiori ad avere profumo, mentre le radici sanno di terra. Ma senza quell’abbraccio sotterraneo in cui si stringono le radici, avremmo il profumo del fiore?

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