“Ieri ho incontrato una persona che non vedevo da tanto, l’ho guardata negli occhi e da lì ho capito che gli stava andando tutto bene. Questo mi ha fatto pensare a quanto io dia molta importanza agli occhi e a quello che essi possono trasmettere. E riguardo a questo stamattina mi sono ricordata di un libro letto in seconda superiore: “Bianca come il latte rossa come il sangue” e ho trovato un pezzo sugli occhi.
“Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno è guardare gli occhi come parte del volto. L’altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. È una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perché gli occhi sono la vita in miniatura. Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita, l’iride colorata, come la varietà imprevedibile che la caratterizza, sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte, come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo. Ed è lì che mi sono tuffato guardando Silvia in quel modo, nell’oceano profondo della sua vita, entrandoci dentro e lasciando entrare lei nella mia: gli occhi. Ma non ho retto lo sguardo. Invece Silvia sì.” Questa la gemma di G. (classe quinta).
Amo guardare gli occhi di una persona, fotografarli; ma sono tranquillo solo se quegli occhi sono rivolti altrove. Altrimenti sono in imbarazzo, le distanze si fanno brevi e distolgo lo sguardo, a meno che il rapporto con quella persona non sia già intimo.