Nel giorno in cui il Nobel per la pace viene conferito a tre donne, mi piace ricordare che oggi cade l’anniversario della morte di Anna Politkovskaja. Per raccontare la storia della giornalista russa è uscito un volume a fumetti di Francesco Matteuzzi ed Elisabetta Benfatto. Ecco come Ottavia Piccolo presenta l’opera.
“Non è giusto aver bisogno di eroi, ma è questo che Anna Politkovskaja è diventata: una figura eroica. Eppure faceva soltanto il suo lavoro, la giornalista. Ho un’immagine fissa davanti agli occhi: un sette di ottobre, il giorno dell’anniversario della morte di Anna, davanti a casa sua, a Mosca, alcune donne appendono un cartello in ricordo della giornalista. Arriva un militare, prende quel cartello, lo stacca, e una delle donne, un’anziana signora, minuta ma piena di coraggio, afferra anch’essa il cartello, non smette di discutere col militare e si fa trascinare via attaccata al cartello… Anna Politkovskaja non voleva essere un’eroina, ma era cosciente di essere viva per miracolo, perché qualcuno – forse lo stesso che ne chiese l’assassinio – aveva provvisoriamente deciso di lasciarla vivere. Forse non sapremo mai chi era questo qualcuno, ma certo le persone che in Russia, in Cecenia e in molte parti del mondo aspettano e lottano per sapere la verità sono una folla. In Italia sono nate molte associazioni nel nome di Anna, molti libri sono stati scritti… Ora arriva anche una storia disegnata: che stupenda idea! Mi fa venire alla mente quando comparve il primo Persepolis di Marjane Satrapi, autobiografia disegnata, così intelligente e concreta, così “ferma” sulla carta che mi ritrovai a pensare che nulla più di Persepolis ci avrebbe fatto capire la condizione di chi viveva in Iran. Ecco, raccontare Anna Politkovskaja con un fumetto forse ci voleva proprio. Completa il ventaglio di accessi a una figura nobile e necessaria come la sua. E lo completa con l’urgenza di chi – sceneggiatore e disegnatrice – sono consapevoli che un’eroina coraggiosa e coerente, una donna dignitosa e altruista come la Politkovskaja ha tutto il diritto di muoversi e fermarsi nelle tavole del cantastorie.”

